Nei giorni scorsi Corrado Formigli ha postato una foto sui social scattata il 18 aprile sulle sponde dell’Isar, a Monaco di Baviera. Gruppi di famiglie prendono il sole, rispettano le regole della distanza, senza necessità di alcuna autocertificazione. I tedeschi hanno osservato le disposizioni, più blande delle nostre, senza essere minacciati di arresto o di sanzioni. I parchi sono rimasti aperti e da quel che so la gente è anche uscita regolarmente a fare una camminata.

Lo Stato Germania, almeno fino ad ora, ha risposto adeguatamente all’emergenza Covid-19. La sanità funziona, i posti letto in terapia intensiva sono molti più dei nostri, sono stati fatti più tamponi e già si è nel pieno della fase 2. Anche dal punto di vista economico la situazione è stata affrontata diversamente. Le produzioni non si sono fermate completamente e lo Stato ha subito saputo dare delle risposte in termini di aiuti economici alle imprese. Lo ha fatto in maniera concreta.

In Italia, dove l’emergenza è iniziata molto prima, abbiamo chiuso tutto ma non siamo stati in grado di arginare l’avanzata del virus. L’irresponsabilità di molti, le fughe di notizie e il fatto che siano stati comunque consentiti spostamenti in treno, con gli autobus, ha permesso al virus di viaggiare dal Nord al Sud. L’azione del governo non è stata invece così veloce tanto quanto la diffusione del coronavirus. Ad oggi, 15 task force composte da circa 400 persone non hanno saputo mettere a punto una strategia. E il motivo è che non decidono gli esperti, ma è la politica a doversi prendere delle responsabilità.

All’inizio dell’emergenza, quando ancora non avevamo compreso quel che stava accadendo, ce la siamo presa con i giornali, come al solito (è tutta colpa della stampa!) perché stavano creando allarmismo. Poi ce la siamo presa anche con la burocrazia e addirittura la politica se l’è presa con la burocrazia. Ma chi le fa le leggi che i burocrati applicano? Non le decide la politica? Poi ce la siamo presa con le Regioni, con la sanità privata. Insomma, ogni argomento buono solo per fare confusione. Numerose inchieste giornalistiche stanno dimostrando una realtà ben diversa da quella che ci è stata raccontata. L’Italia era stata colpita dal virus già nella prima decade di gennaio e ci si è mossi con enorme ritardo. E’ mancata una comunicazione seria e coordinata.

Continuo a chiedermi se tutti questi esperti assoldati per pensare e organizzare la gestione dell’emergenza di oggi e di domani abbiano previsto – dato che, come sappiamo, ci sarà una nuova ondata di contagi in autunno – un incremento dei dispositivi di sicurezza nelle aziende e quindi negli ambienti di lavoro. E se abbiano previsto di rafforzare la rete di assistenza sanitaria al Sud che è un colabrodo. Hanno partorito una strategia o hanno ancora bisogno di tempo?

Siamo un Paese che si è mostrato completamente impreparato a gestire l’emergenza. Massimo Giletti a Non è l’Arena ha fatto vedere la mappa delle strutture sanitarie create e mai aperte in Calabria. Soldi buttati. Una malagestione politica a livello regionale, ma comunque non sappiamo di chi sono esattamente le responsabilità.

Mentre la Germania riparte qui restiamo ancora a casa e ci teniamo a precisare che ci sono degli eroi, un po’ in ogni settore. Tutti pretendono riconoscimenti ma nessuno vuole prendersi delle responsabilità per ciò che non ha funzionato. Dalla Germania, che tanto critichiamo, dovremmo prendere lezioni. Perché in Italia è un disastro. E forse solo la scuola ci può salvare, quella che al momento è scomparsa dall’agenda politica. Quando riapriranno le scuole? Se i genitori tornano al lavoro a chi deleghiamo la gestione dei figli minori? Ci vorrà un’altra task force per capirlo.

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