Leggo un dato incredibile. Ma vero. In Italia abbiamo avuto fino a ieri 124mila contagiati da Coronavirus. E 176mila segnalazioni alle forze dell’ordine, fatte da chi i fatti propri proprio non è capace di farseli.

Pensare che i delatori siano più dei malati fa male. Poi ti guardi intorno, anche tra le persone che pensavi di conoscere, e ti rendi conto che un virus ha contagiato pure loro. Di un male minore o maggiore rispetto al Corona lo scopriremo poi. Ma male è. Un male oscuro e profondo. Abbiamo portatori sani di chi addossa colpe incalcolabili su poveri innocenti, su attivisti, su intellettuali, e abbiamo contagiati con la malattia del controllo che continuano a ripetere parole sentite al tiggì o sulle labbra dei politici. Abbiamo poi malati di grandeur, i tecnici o chi viene chiamato a dire la propria per la prima volta, in mainstream: pontificano a vanvera, con gli amici del bar o platea digitale che dà corda a go go.

Brutta storia. Politici che hanno creato un clima di terrore attraverso la narrativa dell’uomo solo al comando e che hanno quasi invitato dare addosso a persone che non c’entrano quanto loro, nelle responsabilità del contagio. Si cominciano a vedere tante, troppe foto di persone per strada con i bimbi o a grappoli di due o tre postate nelle chat e su Facebook (attenzione, è un reato penale), video virali della Polizia di Stato pieni di hashtag a caso, e foto di persone che fotografano i manicaretti seguendo pedissequamente i dettami del personaggio di turno che invita il gentil sesso a cucinare. Come a dire: donne, se non dovete proprio spettegolare di altri, collezionate piatti per Pasqua che è meglio.

Per fortuna, ci sono persone che non si arrendono al clima di odio imperante e cercano di spargere semi di civiltà, di educazione civica, di senso comune. Sono loro che ci salveranno e sarà da persone come loro che voglio anch’io, nel mio piccolo, ripartire.

Abbiamo visto il racconto dell’editore Urbano Cairo (Gruppo RCs) alla sua forza vendita. Puoi pensarla come vuoi ma c’è un altro editore – Stefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol) – che mette insieme alcuni tra i suoi autori più celebri per creare un libro dal titolo Andrà Tutto Bene (Garzanti, 9,90 Euro), il cui ricavato andrà all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Tra gli autori Ritanna Armeni, Gianni Biondillo, Caterina Bonvicini, Federica Bosco, Marco Buticchi, Alessia Gazzola, Massimo Gramellini, Jhumpa Lahiri, Florence Noiville, Clara Sánchez, Giada Sundas, Silvia Truzzi, Marco Vichi, Andrea Vitali. Ognuno ha scritto qualcosa: c’è chi parla delle sue giornate, delle routine consolidate, delle novità che strappano un sorriso, di convivenze forzate, come di distanze dalle persone care che sembrano insormontabili.

C’è chi racconta di vicini sconosciuti che non lo sono più e del lavoro che cambia nei suoi strumenti ma non nella sua sostanza. Un filo sottile di ottimismo e di speranza attraversa tutti questi racconti con la consapevolezza che, alla fine di questo periodo, la solidarietà sarà il valore che porteremo con noi.

A questo proposito, a Milano, proprio nel segno della solidarietà una ventina di donne del quartiere Dergano-Bovisa ha creato le #CesteSospese. Ispirandosi a quanto accaduto pochi giorni fa a Napoli con il Panaro Solidale, queste volontarie offrono un aiuto materiale a chi è rimasta/o senza lavoro a causa dell’emergenza sanitaria.

Le Ceste Sospese sono esposte con il cartello “chi può metta, chi non può prenda” in 8 lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, arabo, cinese, filippino, rumeno) per offrire a chi ha bisogno beni di prima necessità, garantendo l’anonimato e sollecitare a donare chi può farlo. Nelle Ceste Sospese si possono trovare prodotti alimentari o per l’igiene personale, rigorosamente confezionati per evitare il contagio: pasta, riso, pelati, farine, latte, prodotti alimentari in scatola, ma anche sapone, shampoo, assorbenti. L’iniziativa è partita tre giorno fa con 16 ceste calate dalle finestre (o fissate fuori dal portone) nelle vie del quartiere, ma si sta sviluppando anche altrove.

Non solo la rabbia e l’odio sono contagiosi. Anche la bellezza di un gesto lo è.

C’è molto da imparare scaricando da Amazon Pensare La Luce, l’instant book di Gheula Carnarutto (Giuntina Editore, 4,99 euro), che spiega il Coronavirus ai suoi ragazzi. E’ leggendo questo testo che ho compreso alcune coincidenze straordinarie: “nella Kabbala – scrive Gheula – esiste un concetto definito keter – (significa Corona, nda) – che corrisponde alla dimensione in cui hanno sede le forze trainanti dell’essere umano, la volontà e il piacere.

La coincidenza del Corona nella Kabbala non è solo una coincidenza. Infatti l’autrice si domanda “dove ci siamo inoltrati? (…) Potevamo giocare a staffetta passandoci il testimone da uno all’altro, abbiamo optato per correre da soli, con il desiderio profondo di arrivare prima degli altri. La Kabbala chiama questo atteggiamento pgam haketer, ‘oltraggio della corona’. E così la ‘corona’ si ribella al proprio padrone, si muove, cerca di scendere dalla testa di chi la sta indossando”.

Sono storie bellissime, spiegate con grande grazia. Anche in questo caso, l’intero ricavato del libro sarà devoluto in beneficenza all’ospedale San Raffaele di Milano.

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