Una strage di anziani sulla quale, adesso, la Procura di Catanzaro vuole vederci chiaro. L’ufficio del procuratore Nicola Gratteri, infatti, ha avviato accertamenti sulla casa di cura Domus Aurea di Chiaravalle Centrale che, in 24 ore, ha registrato 7 anziani morti per coronavirus. Altri 70 soggetti, tra ospiti della struttura e personale sanitario, sono risultati positivi al Covid-19.

La magistratura intende verificare se sono state rispettate tutte le procedure dal 22 marzo scorso, nel momento in cui si è accertato il primo tampone positivo al Covid-19, e cosa è stato fatto per salvaguardare gli anziani che vivevano nella casa di cura. Solo mercoledì 1 aprile, infatti, dopo cinque giorni dal sopralluogo effettuato il 27 marzo nella struttura sanitaria di Chiaravalle, il dirigente generale del dipartimento Sanità della Regione Calabria, Antonio Belcastro, ha disposto il trasferimento dei pazienti all’ospedale Mater Domini di Catanzaro.

Nella relazione, allegata al provvedimento, è ricostruito tutto l’iter dal quale era percepibile come la struttura per anziani Domus Aurea, gestita dalla Salus MC Srl, era diventata un focolaio di coronavirus. Il Covid sembrerebbe essere arrivato da Bologna. Il 25 febbraio, infatti, a Serra San Bruno, una cittadina vicino Chiaravalle, “si celebrava – è scritto nella relazione del dg Belcastro – un funerale al quale partecipava la cittadinanza ed in particolare parenti del defunto provenienti da Bologna. Successivamente, sempre nella stessa sede, ad una festa organizzata in occasione dell’8 marzo, avrebbero partecipato cittadini del serrese provenienti da Bologna e, in particolare, un’operatrice socio sanitaria dipendente dell’Rsa che ha poi regolarmente assicurato i turni nella struttura”.

Sarebbe stata questa dipendente il paziente zero da cui è partito il contagio. La stessa, infatti, ha continuato a lavorare dall’8 al 22 marzo quando – è scritto nella relazione della Regione Calabria – l’operatrice socio-sanitaria comunicava alla struttura l’impossibilità di assicurare il proprio servizio in quanto risultata positiva a tampone di screening per Covid-19, cui era stata sottoposta in quanto contatto stretto dei cittadini di Serra San Bruno provenienti da Bologna”.

Il giorno dopo, il 23 marzo, il focolaio era già partito: un’anziana, con sintomi febbrili, il 24 marzo viene trasferita all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro per “insufficienza respiratoria” e il 25 marzo è risultata, anche lei, positiva al coronavirus. Disposti immediatamente i controlli a tappeto di tutti gli ospiti e il personale della struttura, lo screening “ha consentito di rilevare 48 pazienti (il 74% del totale, ndr) e 13 operatori sanitari contagiati”.

Il 27 marzo, 8 anziani, “bisognevoli di ricovero ospedaliero”, sono stati trasferiti al nosocomio di Catanzaro, mentre gli altri 40, “asintomatici o pauci sintomatici”, sono rimasti lì, sistemati “in un piano della struttura, – si legge sempre nella relazione della Regione – isolandoli dagli ospiti attualmente negativi, ai quali verrà ripetuto il tampone o per insorgenza di sintomi o comunque dopo 14 giorni di isolamento, permanendo asintomatici”.

Per quanto riguarda, invece, gli operatori sanitari, i positivi sono stati sottoposti a quarantena con sorveglianza attiva in una struttura appositamente individuata, mentre quelli “risultati negativi – erano le disposizioni della Regione – continueranno a prestare assistenza ai pazienti con dpi, osservando poi misure di isolamento al proprio domicilio”.

La casa di cura, quindi, non ha mai chiuso e gli operatori sono rimasti sempre in contatto sia con gli anziani che ancora non avevano ancora contratto il virus sia con i pazienti positivi, di fatto lasciati nella struttura diventata un focolaio. Il risultato non si è fatto attendere: domenica sera, cioè tre giorni fa, dei 16 anziani negativi al primo tampone, addirittura 11 sono risultati positivi.

Quella notte, poi, sono morti due degli anziani positivi che erano stati trasferiti al Mater domini di Catanzaro. I loro decessi si aggiungono così ai primi cinque, collegati alla casa di cura, dall’inizio del contagio. Lunedì, in seguito a un sopralluogo effettuato dal comandante dei Nas e dal responsabile del pronto soccorso di Soverato, questi ultimi “descrivevano una situazione poco rassicurante per i pazienti”. Lo stesso giorno “veniva richiesto il loro trasferimento presso l’ospedale di Lamezia Terme” che, però, in tarda serata “comunicava l’impossibilità di accettare i pazienti attualmente ricoverati presso la struttura di Chiaravalle centrale per mancanza di dpi”.

Quanto scrive la Regione dimostra, per l’ennesima volta, la fragilità del sistema sanitario calabrese nel gestire l’emergenza. Il 30 marzo i titolari della casa di cura per anziani e l’incaricato dell’Asp avevano scritto alla Regione manifestando la necessità di ospedalizzare “tutti i pazienti al momento presenti nella struttura”. Due giorni prima, quando ormai era acclarato il “focolaio covid che aveva colpito quasi tutti tra pazienti e dipendenti”, la struttura ha scritto “alle autorità sanitarie e amministrative competenti, anche al fine di chiedere supporto e assistenza mediante l’invio di personale sanitario per assistere tutti i degenti affetti da coronavirus”.

Era la mattina del 28 marzo si legge in una lettera che, attraverso l’avvocato Antonello Talerico, la “Salus MC Srl” ha inviato alla presidente Santelli. Una segnalazione indirizzata anche al procuratore Nicola Gratteri per denunciare cosa è successo in questi giorni. “A distanza di circa 7 giorni dalla positività al Covid dei pazienti, – si legge nella denuncia presentata poche ore prima del provvedimento della Regione – nessuna autorità sanitaria ha inteso intervenire per procedere agli accertamenti sanitari sugli anziani affetti da Covid, né somministrare alcun farmaco, né le autorità competenti hanno inteso trasferire in strutture idonee i malati covid”.

A gettare ombre su tutta la vicenda ci pensa il direttore generale del dipartimento Sanità della Regione, Antonio Belcastro che, sempre nel provvedimento emesso mercoledì pomeriggio, oltre a disporre il trasferimento degli anziani all’ospedale Mater Domini chiede all’Asp di Catanzaro di “procedere alla sospensione del contratto in essere con la società Salus MC Srl ed a diffidare la stessa dall’effettuare nuovi ricoveri, anche in regime privatistico, nelle more delle verifiche sulla sussistenza dei requisiti di autorizzazione ed accreditamento”.

Requisiti che, finora, evidentemente non ha controllato nessuno se adesso si rende necessaria una verifica. Lo scontro tra la Regione e la casa di cura convenzionata è sullo sfondo della tragedia che stanno vivendo gli anziani. Proprio per questo il Codacons chiede la rimozione del dirigente Belcastro “per manifesta incapacità”. Lo fa il vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto secondo cui, “l’esempio della Domus Aurea, con una gestione fantozziana condita da un palese disprezzo per la salute di ospiti e personale, è la cartina di tornasole dell’approssimazione che impera in Calabria. Anche per questo si impone la rimozione del direttore generale del Dipartimento Tutela della Salute per manifesta incapacità”.

In serata la presidente della Regione Jole Santelli è intervenuta sul caso in diretta Facebook. “Non ci ho dormito per molte notti per il dispiacere e per la situazione che si verificava. – ha detto – I pazienti della Rsa sono stati assistiti dalle unità del 118 e dagli operatori che erano risultati negativi ai test. Secondo le linee guida noi avremmo dovuto blindare la Rsa e tenere tutti là fermi. Avevamo un problema: le condizioni della Rsa (fin dalla prima visita dei Nas che io personalmente ho chiamato) non ci consentivano di stare sicuri sulle condizioni igieniche e sanitarie”.

“Purtroppo – aggiunge – non abbiamo potuto eseguire il protocollo del ministero della Salute che ci avrebbe obbligato a tenere lì fermi gli anziani positivi: non ce lo consentivano le condizioni della struttura. Dopo vari tentativi che l’Asp ha espletato in vari ospedali e in altre strutture, oggi la Regione ha rotto gli indugi e ha dovuto decidere per conto di altri. Quindi abbiamo disposto il trasferimento a Germaneto. Contemporaneamente abbiamo disposto la sospensione e l’avvio della revoca per l’autorizzazione alla Rsa e il divieto di nuovi soggiorni”.

La governatrice della Calabria contesta la versione del titolare della casa di cura, Domenico De Santis: “Ho sentito il proprietario dire in televisione che voleva il trasferimento. Peccato che quando sono arrivate le ambulanze c’è stato un problema perché le avevano bloccate e non volevano fare i trasferimenti dei pazienti. Sono dovuti intervenire i carabinieri. Ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità, ma sinceramente credo di aver fatto quanto fosse umanamente possibile”.

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