Tutta Italia lo conosce già, solo che non lo sa. E da alcune ore si interroga sui social network: chi è questo Giovanni al quale Sergio Mattarella si rivolge durante i fuorionda inviati per sbaglio dal Quirinale? Chi è l’uomo che fa notare al capo dello Stato un ciuffo fuoriposto, ricevendo in cambio una giustificazione destinata a rimanere nella storia? “Eh Giovanni non vado dal barbiere neanche io“, dice Mattarella in quei pochi secondi di video tagliato. Giovanni per piacere scegli una posizione, se ti muovi io seguo e mi distraggo”, è un’altra frase pronunciata dal presidente all’ignoto interlocutore dietro la videocamera.

Dal Colle giurano che quei fuorionda non sono una trovata comunicativa ma sono stati diffusi solo per errore. L’effetto è stato due volte positivo: intanto i problemi di Mattarella con il barbiere – condivisi in queste settimane da tutti gli italiani – hanno avuto l’effetto di avvicinare ancora di più la figura dell’inquilino del Colle a quella di cittadino comune in un momento di difficoltà. In seconda battuta quei video hanno fatto diventare virale il “Giovanni” al quale si rivolge il capo dello Stato, scatenando centinaia di commenti su Twitter, Facebook e Instagram. C’è chi vuole “una sitcom ambientata al Quirinale che ci mostri i teneri battibecchi fra Mattarella e il prode Giovanni“, e chi chiede “ma chi è questo Giovanni che fa il lavoro dei sogni?“. Si tratta di Giovanni Grasso, consigliere per la comunicazione del presidente e direttore dell’Ufficio stampa del Quirinale. Un volto che gli italiani hanno già visto molte volte.

Grasso, infatti, è l’uomo sempre alla destra di Mattarella durante i momenti più delicati della Repubblica. Sia nei mesi della lunghissima crisi di governo successiva alle elezioni del 2018 (con annessi sette giri di consultazioni), che nell’agosto del 2019, nel folle caos politico estivo scatenato da Matteo Salvini. Mattarella sentiva i leader politici, i presidenti di Camera e Senato, il premier Giuseppe Conte – prima incaricato, poi dimissionario, poi incaricato di nuovo – quindi parlava al Paese. Dietro di lui i suoi più fidati consiglieri gli guardavano le spalle: il segretario generale Ugo Zampetti, alla sua sinistra, il portavoce Grasso, a destra. Il 31 maggio del 2018 è proprio Grasso che dà ai giornalisti in sala stampa la notizia tanto attesa: il presidente aveva ringraziato Carlo Cottarelli, premier incaricato per alcune ore, e aveva convocato di nuovo Conte al Colle. Dopo la crisi di due giorni prima stava per nascere il governo gialloverde, anche se all’epoca i protagonisti (cioè Di Maio e Salvini) lo definiviano ancora – con poca modestia – “governo del cambiamento“. Quindici mesi dopo, alla fine di agosto, ecco Grasso latore di un’altra notizia fontamentale, molto simile alla prima: Mattarella aveva convocato ancora Conte, di nuovo, questa volta per dargli l’incarico di formare il governo giallorosso, un esecutivo mai neanche ipotizzabile solo due settimane prima.

Romano del Salario, classe 1962, amante della montagna ( su twitter si definisce “montanaro”) Grasso ha studiato al liceo classico San Leone Magno, lo stesso istituto frequentato da Mattarella, che è siciliano ma ha trascorso a Roma la giovinezza al seguito del padre ministro. Laureato in Lettere alla Sapienza, il portavoce del Colle è stato giornalista all’Agi e poi cronista parlamentare del quotidiano Avvenire. Nel 1996 il primo incarico nelle Istituzioni politiche: diventa capo ufficio stampa dell’allora presidente del Senato Nicola Mancino. Nel 2011 è il portavoce di Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione internazione del governo Monti. Considerato uno studioso della storia del movimento cattolico italiano, ha curatoa documentari in Rai e scritto libri di successo. Il più importante è probabilmente Piersanti Mattarella, da solo contro la mafia (Edizioni San Paolo, 2014), inchiesta sul fratello del capo dello Stato. Già anni prima dell’incarico al Quirinale, infatti, Grasso era noto tra i giornalisti investigativi e giudiziari come massimo esperto sulla figura dell’ex presidente della Regione Siciliana, ucciso nell’Epifania del 1980 in circostanze ancora tutte da chiarire. Il portavoce del Quirinale è anche autore di romanzi fortunati: Il caso Kaufmann (Rizzoli, 2019), tratto da una storia vera e ambientato a Norimberga subito dopo la presa del potere di Adolf Hitler, ha vinto il premio Cortina d’Ampezzo per la narrativa, e il premio Capalbio per il romanzo storico.

Chiamato da Mattarella subito dopo l’elezione alla presidenza della Repubblica nel 2015, è proprio Grasso che cura la transizione del Colle suo social network. “Quando sono arrivato al Quirinale – ha raccontato durante una lezione alla scuola di giornalismo della Cattolica a Milano – l’ufficio stampa non aveva una presenza sui social. Il problema non era decidere se esserci o meno, ma come esserci. Abbiamo chiesto ai nostri operatori uno sforzo creativo per nuove tipologie di ripresa”. Uno sforzo riuscito, visto che Mattarella è sempre molto apprezzato su Twitter, Facebook ed Instragram. Un gradimento che da ieri può vantare anche il suo portavoce.

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