In provincia di Bergamo è stato falciato il 10% circa della popolazione delle residenze per anziani. Una situazione “drammatica” per le strutture che “in soli venti giorni hanno visto oltre 600 decessi su 6.400 posti letto”. Lo hanno scritto i responsabili delle Rsa bergamasche in una lettera di richiesta di sostegno indirizzata all’Ats e alla Regione Lombardia citata dall’Ansa. “Mentre scriviamo la situazione – si legge nella lettera del 25 marzo – continua ad evolvere in peggio. Siamo in ginocchio anche sul versante operativo perché quasi duemila dei cinquemila operatori risultano assenti per malattia, quarantena o isolamento”.

Un triste monito anche per le altre regioni. A partire dalla Liguria che ha la più alta percentuale di anziani in Italia. La regione di Genova ha affidato a un esperto il piano per la supervisione della sicurezza nelle residenze per anziani, dove è più alto il rischio di una diffusione del contagio e dove gli ospiti sono più fragili.

Da due giorni è al lavoro, nella sede di Alisa (Agenzia per la sanità), il geriatra Ernesto Palummeri, che sta completando l’esame della situazione di ciascuna Rsa. “Avrò un quadro completo a breve – ha spiegato all’Ansa – ma al momento sta emergendo che in più della metà delle strutture non si registrano persone positive, ma solo qualche caso sospetto di ospiti con febbre e tosse che sono sotto osservazione. Il dato più rilevante e diffuso che sta emergendo è la carenza di
dispostivi di protezione, stiamo terminando il censimento per iniziare da lunedì la distribuzione”.

Due casi, emersi negli ultimi giorni, preoccupano Palummeri, quelli nelle Rsa di Borghetto Santo Spirito (Savona) e di Brugnato (La Spezia): “In queste due residenze la situazione è molto critica – ha detto il medico – risultano decessi e contagi”.

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