Mascherine vendute a 35 euro l’una. È quanto hanno scoperto i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Taranto che nei giorni scorsi hanno battuto palmo a palmo il capoluogo e la provincia ionica per contrastare il fenomeno speculativo che sull’emergenza coronavirus ha preso piede in pochissimo tempo.

Sono oltre 7000 le mascherine sequestrate dai finanzieri in una serie di esercizi commerciali che in alcuni casi non avevano nulla a che fare con il settore farmaceutico e sanitario. Lavanderie industriali, negozi di cosmetica, e persino un’attività di vendita di telefoni cellulari avevano acquistato i dispositivi di sicurezza per rivenderli con un rincaro che, secondo quanto accertato dai militari, guidati dal tenente colonnello Marco Antonucci, oscillava tra il 700 e i 1.500 percento rispetto al loro reale valore.

Coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone, i finanzieri hanno effettuato un confronto dei prezzi, sia alle Aziende sanitarie locali che ai singoli cittadini, tra questi giorni di emergenza e quelli precedenti alla crisi. In particolare per i dispostivi catalogati come “FFP1, FFP2, FFP3” e quelle definite “chirurgiche”, l’aumento è stato esponenziale: le mascherine che nel 2019 venivano acquistate a 50 centesimi di euro, in piena crisi sanitaria vengono rivendute alle strutture sanitarie a 5 euro ciascuna mentre per i privati anche fino a 35 euro.

In una nota inviata alla stampa, le fiamme gialle di Taranto hanno inoltre chiarito che al momento il business è risultato così conveniente che alcune attività completamente estranee al settore sanitario si sono improvvisati venditori di mascherine chirurgiche. Il titolare di un negozio di telefonia, ad esempio, ha acquistato ben 15mila euro di mascherine cosiddette “chirurgiche” per rivederle e ricavarne 23mila euro.

Gli elementi raccolti dai finanzieri sono finiti sul tavolo del procuratore aggiunto che ha aperto un fascicolo d’indagine iscrivendo 8 persone con l’accusa di “manovra speculativa di merci”. Le 7mila mascherine sequestrate, dopo aver ricevuto l’ok dell’Asl di Taranto per la conformità all’utilizzo sanitario, come prevede il decreto “Cura Italia”, sono state messe a disposizione del Prefetto e del Dipartimento di Protezione Civile per la distribuzione agli enti che ne avessero bisogno.

Articolo Precedente

Coronavirus, chi non rispetta le regole paga solo una piccola multa. E per me è davvero assurdo

next
Articolo Successivo

Reggio Calabria, ‘ndrangheta nell’edilizia: il processo ‘Thalassa’ si conclude con otto condanne e otto assoluzioni

next