Le scuole chiudono per decisione del governo. In tempo di contagio si cerca di correre ai ripari. Forse con un certo ritardo. Insomma si poteva provvedere prima. Evitando che le classi potessero trasformarsi in laboratori per la coltivazione del Coronavirus.

Ma lasciare l’intera popolazione scolastica a casa ha il suo peso. Specialmente per quanto riguarda bambini e ragazzi della primaria e della secondaria di primo grado. Quegli alunni hanno naturalmente dei genitori che non sempre gradiscono chiusure non preventivate. Tanto più se prolungate. Perché? Ma è ovvio! Le scuole chiudono, ma uffici pubblici e privati proseguono le loro attività. Il che significa che quella interruzione delle lezioni, che per i figli corrisponde a una vacanza fuori programma, per i loro genitori si tramuta in un problema.

Anche in questa circostanza c’è da crederci sarà così, per molti. Per cui già dall’annuncio della chiusura non è difficile immaginare che siano iniziati i tentativi di sistemare in qualche modo i figli rimasti senza scuola. Venuto meno il luogo deputato a tenere occupati i ragazzi, quanto meno per l’intera mattinata, bisogna correre ai ripari. Ma nonostante il preventivabile malcontento di molti genitori, da domani i cancelli rimarranno chiusi. Fisicamente sbarrati, per tutti, virtualmente aperti secondo l’ottimistica opinione di qualcuno.

Nelle scorse settimane la chiusura ha riguardato alcune regioni. In pochi casi, singole province di alcune regioni. La circostanza ha offerto ad alcuni istituti una meritata visibilità. Per aver attivato lezioni online. I corsi di tante materie sono continuati. Con la soddisfazione di tutti. Di certo degli insegnanti. Forse anche di alcuni alunni.

Ora che il provvedimento è stato esteso all’intero ambito nazionale, peraltro per una settimana e mezza, si rincorrono le testimonianze di chi ipotizza che le scuole rimarranno chiuse, ma le lezioni proseguiranno. Online, naturalmente. Affermare che sarebbe una significativa risposta al nulla che si prospetta nei prossimi giorni potrà sembrare banale. Ma non lo è. Perché se il lavoro che di solito viene svolto materialmente in classe venisse spostato a casa sarebbe una sorta di vittoria. Insomma alunni e professori per un lasso di tempo cambierebbero le loro abitudini, ma non s’interromperebbero almeno le lezioni.

Il problema è che questo scenario non si verificherà. E non ci sarà alcuna vittoria. Non si verificherà perché non abbiamo la cultura per procedere con queste modalità. Forse, potenzialmente sarebbe possibile organizzare delle lezioni “da casa”. Praticamente, non è così. Perché chiunque abbia avuto anche solo una esperienza in classe sa che non è sempre agevole mantenere l’attenzione dei ragazzi. Evitare che si distraggano. Non è agevole nonostante l’insegnante ci sia. Fisicamente. Con tutti i suoi sensi, ben esercitati. Con la possibilità di richiamare un alunno che disegna durante una spiegazione. Oppure un altro che continua a chiacchierare con il vicino di banco.

Insomma la lezione online sarà pure trendy, ma sostanzialmente “difficile”. Dai risultati tutt’altro che certi. Soprattutto per bambini e ragazzi della primaria e della secondaria di primo grado.

Si rassegnino i genitori. Così come quei professori che vorrebbero che le attività proseguissero “da casa”. Non sarà possibile, se non in rari casi. I ragazzi approfittino di questa chiusura forzata per esercitarsi in una pratica utile. Leggere. Leggere sforzandosi di entrare nelle storie scelte. Abituandosi ad un piacere eterno. Che non sconfiggerà il virus, ma lo combatterà.

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