Il Parlamento britannico ha chiuso definitivamente l’iter per l’approvazione dell’accordo sulla Brexit. La ratifica della legge attuativa era quasi una formalità, in vista dell’uscita dall’Ue entro il 31 gennaio. La Camera dei Lord ha rinunciato in serata a riproporre i cinque emendamenti al testo che la Camera dei Comuni aveva in precedenza cancellato. Ora, perché la legge entri in vigore, manca solo l’atto dovuto della firma della regina, il cosiddetto royal assent. Poi è attesa la scontata ratifica dell’Europarlamento.

La firma della sovrana è attesa per giovedì e segnerà la fine di un dibattito durato circa tre anni, fra accese divisioni sia all’interno del palazzo di Westminster sia in seno al Paese. Un dibattito attraversato da scontri aspri, dal cambiamento di governi nel Regno Unito, dal passaggio di consegne in casa Tory fra la premiership di Theresa May e quella di Boris Johnson e da due successive elezioni politiche anticipate, dopo il risultato favorevole alla Brexit nel referendum del giugno 2016.

L’epilogo era ormai scontato sulla scia del successo conservatore alle urne, conquistato da Boris Johnson a dicembre all’insegna dello slogan “Get Brexit done” (“Portiamo a compimento la Brexit”), che ha garantito al primo ministro in carica il sostegno di una larga maggioranza ai Comuni. “Siamo al termine di un lungo cammino, un risultato che qualcuno di noi aveva pensato non sarebbe mai arrivato”, ha commentato con sollievo dopo l’atto finale della Camera alta il barone Martin Callanan, viceministro per la Brexit. Callanan tuttavia ha cercato di rassicurare anche le opposizioni e le voci contrarie all’uscita dall’Ue, garantendo che il Parlamento avrà ampio spazio nei prossimi passaggi normativi per “scrutinare i temi discussi” nell’ambito della legge quadro appena approvata, lo “EU Withdrawal Agreement Bill”.

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