Vento di elezioni, aria di crisi per il Movimento 5 stelle in Trentino che perde in un solo colpo i tre consiglieri comunali del capoluogo. I tre hanno già deciso di fondare una nuova forza politica (probabilmente con il nome “Onda”), visto che non hanno ottenuto risposte dalle strutture centrali sulla continuazione del loro impegno come pentastellati. In realtà il divorzio sembra già essersi consumato da tempo per il capogruppo Andrea Maschio e i consiglieri Marco Santini e Paolo Negroni che puntano il dito contro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. I rapporti non sono mai stati buoni con Riccardo Fraccaro, trevigiano di Montebelluna, ma eletto deputato nel collegio plurinominale, dopo essere stato sconfitto nel collegio uninomiale di Pergine-Valsugana sia dal leghista Maurizio Fugatti che dall’esponente del centrosinistra Lorenzo Dellai. Lamentano di essere stati lasciati soli e accusano il Movimento di aver perso le sue motivazioni originarie.

A Trento si fa già il nome del consigliere provinciale Filippo Degasperi come candidato sindaco alle elezioni di maggio. Ma questo comporterebbe che lui facesse un passo indietro lasciando il M5s. “Sulla costituzione del nuovo gruppo e sul nome io vado al rimorchio delle decisioni dei consiglieri comunali, con cui ho ben lavorato in questi anni. Quanto a fare il candidato sindaco, c’è nel gruppo cittadino chi ha più meriti di me, ma per ora nessuno me lo ha chiesto”.

I tre fuorusciti lasciano ancora qualche giorno di tempo prima di rendere la rottura definitiva. “Non ci sentiamo di portare avanti il percorso con il Movimento 5 Stelle – spiega Marco Santini – Comunque aspettiamo fino a sabato per vedere se si può riaprire un confronto con Fraccaro”. Infatti in questi giorni c’è il vaglio delle candidature sulla piattaforma Rousseau. Ma la loro disponibilità, avanzata da tempo, non ha avuto finora risposte dal M5s.

Il candidato-sindaco di “Onda” potrebbe essere Maschio, che ha ormai tagliato i ponti con una lettera di addio. “Mi demoralizza e mi avvilisce lasciare l’unica forza politica che mi aveva fatto sperare in un cambiamento di un sistema in cui non mi riconosco, ma sono senza alternative alla luce del mancato rispetto dei termini, dei valori e delle condizioni originali”. Denuncia “i tradimenti e i continui voltafaccia di un vertice che ormai viaggia da solo”, ma anche “quel contratto con la Lega che ha permesso alla stessa di arrivare dove è arrivata, un compromesso inaccettabile per valori, umanità e serietà” culminato nell’”incredibile voto a favore dell’immunità a Salvini” e anche nell’accordo di governo con il Pd, prima negato, quindi raggiunto con un autentico voltafaccia.

E poi i rapporti interni: “Mai che le critiche fossero prese come costruttive e urli di dolore di un popolo che si sente tradito. No. Solo accuse di essere dei ribelli, di conseguenza isolati e messi nelle condizioni di dover andarsene. Perché cosi è stato il rapporto territoriale. Non siamo stati ascoltati. Abbiamo chiesto ripetutamente una struttura, un coordinatore, qualcuno che ci aiutasse. Mai una risposta in tempo utile per svolgere la funzione in modo serio, costruttivo, valorizzante il nostro lavoro”.

La diaspora pentastellata in Trentino ha assunto dimensioni preoccupanti. “Il sottosegretario Fraccaro si è atteggiato a proconsole, ma ha fatto il deserto, ci hanno ignorato” dicono. E’ accaduto con gli addii di due consiglieri a Riva del Garda, altri due ad Arco e tre a Dro. E “desertificazione” è la stessa parola che l’altro consigliere provinciale, Alex Marini, ha usato tempo fa in un’intervista, ma nei confronti di Degasperi: “Chi è insoddisfatto e non si riconosce più nel movimento faccia scelte coerenti, senza altri ricatti”.

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