Dopo una notte di scontri fuori dall’ambasciata americana a Baghdad tra forze di sicurezza e manifestanti appartenenti a fazioni sciite, con il Pentagono che ha annunciato l’invio di altri 750 militari in Medio Oriente, il presidente Usa, Donald Trump, e la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, si scambiano accuse e minacce su Twitter. Dopo aver attribuito a Teheran la responsabilità dell’offensiva contro l’edificio diplomatico americano, il tycoon ha detto che gli avversari mediorientali “pagheranno un prezzo salato! Non è un avvertimento, è una minaccia”. La risposta della Guida Suprema non si è fatta attendere: “Quello (Trump, ndr) scrive che l’Iran è responsabile e che loro risponderanno: 1) Non puoi fare niente; 2) Se fossi razionale, capiresti che i vostri crimini in Iraq o Afghanistan vi fanno odiare da tutto il mondo”.

Nella notte, già il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, aveva dichiarato che l’attacco all’ambasciata “è stato orchestrato dai terroristi Abu Mahdi al-Muhandis e Qaïs al-Khazali e sostenuto dagli alleati iraniani Hadi al-Amari e Faleh al-Fayad“. Pompeo ha poi continuato spiegando che i quattro presunti responsabili “sono stati tutti fotografati davanti alla nostra ambasciata” e ne ha mostrato le immagini. Muhandis è un alto funzionario delle Forze di mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi), una coalizione di paramilitari iracheni dominata da fazioni filo-iraniane accusata da Washington di un attacco missilistico che ha ucciso un americano in Iraq, venerdì scorso. Fayad è il capo dell’Hashd al-Shaabi. Khazali è il capo dell’altra milizia sciita irachena, Assaib Ahl al-Haq, accusata dagli Usa di essere responsabile di numerosi attacchi missilistici contro i loro interessi in Iraq. Amari è stato il ministro dei Trasporti iracheno tra il 2010 e il 2014 ed è a capo della potentissima organizzazione Badr, un’altra fazione filo-iraniana in Iraq.

Alle parole di Pompeo sono seguite quelle al fuoco di Trump: “L’Iran sarà ritenuto pienamente responsabile per le vite perse e i danni alle nostre sedi. Pagheranno un prezzo salato! Non è un avvertimento, è una minaccia“, ha twittato il capo della Casa Bianca che poi, in serata, ha ridimensionato il proprio messaggio dicendo di non aspettarsi una guerra con l’Iran: “Non vedo la possibilità che accada”, ha detto a chi chiedeva di una possibile guerra contro la Repubblica Islamica, “adoro la pace”.

Ma la risposta di Teheran è arrivata, proprio per bocca della Guida Suprema che ha condannato il comportamento “malizioso” degli Stati Uniti: “Non organizzeremo mai alcuna guerra – ha aggiunto -, ma se altri vogliono imporre la loro volontà sul Paese ci opporremo rigorosamente”. L’ayatollah ha poi aggiunto che “l’odio verso gli Stati Uniti deriva dal comportamento umiliante dei funzionari americani come la loro visita in alcuni Paesi della regione e l’ispezione nelle basi militari senza il permesso dei Paesi”. Per poi affidare a Twitter l’ultimo affondo: “Se noi decidiamo di combattere con un Paese, lo faremo esplicitamente. Se qualcuno minaccia l’onore e lo sviluppo dell’Iran, lo affronteremo e sferreremo un colpo contro di lui senza altre considerazioni”.

Intanto, sono continuati gli scontri fuori dall’ambasciata americana a Baghdad, in attesa dei 750 uomini in arrivo da Washington a sostegno delle forze di sicurezza e delle truppe già impiegate sul campo, come annunciato da Mark Esper, segretario della difesa Usa: “Questo dispiegamento è un’azione precauzionale e appropriata in risposta ai crescenti livelli di minaccia contro il personale e le installazioni americane come a Baghdad”, ha spiegato.

Le forze di sicurezza irachene hanno lanciato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti filo-iraniani che hanno trascorso la notte fuori dai cancelli dell’ambasciata americana. Dopo aver montato una cinquantina di tende e persino bagni portatili, centinaia hanno annunciato un sit-in davanti all’edificio fino a quando le forze statunitensi non saranno espulse dal paese. Stamattina hanno anche dato fuoco a bandiere degli Stati Uniti. Solo nel pomeriggio del giorno seguente le varie fazioni sciite hanno ordinato ai dimostranti di abbandonare l’area e interrompere le manifestazioni.

Twitter: @GianniRosini

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