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J. K. Rowling, la scrittrice di “Harry Potter” sui social è accusata di transfobia. Ecco che cosa ha scritto e perché

La scrittrice è intervenuta sui social sul caso di una ricercatrice britannica che è stata licenziata, dopo aver criticato il Governo per la proposta di autorizzare le persone a identificarsi come uomini o donne in base alla loro preferenza. “Ma si può davvero licenziare una donna per aver detto che il sesso esiste?”, ha commentato la Rowling

di Andrea Conti

La mamma di “Harry Potter” nell’occhio del ciclone. La scrittrice J.K. Rowling si è espressa sul caso della ricercatrice Maya Forstater, licenziata dall’organizzazione contro la povertà, il Centre for Global Development, per aver sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che le donne transessuali non sono vere donne e aver criticato pubblicamente il piano del Governo che vuole consentire alle persone di dichiarare liberamente la propria identità sessuale, in base alla loro preferenza personale. La ricercatrice si è opposta al licenziamento e la questione è finita al tribunale del lavoro, che ha respinto l’istanza della ricercatrice ritenendo che le sue parole sono state “incompatibili con la dignità umana e con i diritti fondamentali degli altri”.

È qui che è intervenuta la scrittrice J.K Rowling, che è scesa in campo in difesa della donna con un tweet eloquente: “Vestitevi come vi pare, fatevi chiamare come vi pare, andate a letto con qualsiasi adulto consenziente: ma cacciare le donne dal loro posto di lavoro per aver affermato che il sesso è una cosa reale?”. Da qui una valanga di insulti sui social media, con l’accusa di essere “transfobica”, con l’epiteto di “terf”(un sottogruppo del femminismo radicale caratterizzato da transfobia e ostilità verso la terza ondata di femminismo; ndr). Le polemiche non accennano a diminuire e il dibattito si è aperto sia nel mondo dello showbusiness che nel mondo della politica, non ultima la posizione di Amnesty International che ha fatto sapere che “i diritti trans sono diritti umani”.

Il dibattito su questo tema, dunque, non si esaurisce solo sui social. Già da diverse settimane in Gran Bretagna c’è un confronto acceso tra le associazioni legate ai diritti dei transessuali e le femministe. I primi sostengono che si possa dare la libertà (come sostiene il Governo) alle persone di poter identificarsi come uomini e donne, perché l’identificazione di genere sia esso maschile, femminile o non binario – ossia chi non si riconosce negli standard corporei, comportamentali, sociali del genere uomo e donna – è solo una questione di cervello. Le femministe si contrappongono duramente, in quanto sostengono che una nuova legge che accolga queste istanze potrebbe produrre una vera e propria “invasione” di campo degli uomini. In particolare le femministe sostengono – ad esempio – che gli uomini potranno accedere agli spogliatoi femminili, alle prigioni o nei dormitori. In questo ambito si pone la posizione di Maya Forstater che sostiene non solo che la sentenza che ha subito punisce e “abolisce i diritti delle donne”, ma al contempo che sia vittima, in quanto le è stata negata la libertà di parola.

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