È la sua seconda volta davanti al giudice per le indagini preliminare e Valerio Del Grosso, autore materiale dell’omicidio di Luca Sacchi freddato la sera del 23 ottobre a Roma, ripete che non voleva farlo: “Non volevo uccidere nessuno, era la prima volta che prendevo una arma in mano”. Il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere, nell’ambito del nuovo interrogatorio di garanzia, così come Paolo Pirino, anche lui arrestato nella prima tranche dell’indagine, ma ha voluto fare dichiarazioni spontanee. Nel registro degli indagati è stata iscritta anche la fidanzata della vittima, Anastasia, che nello zainetto che i due aggressori volevano rapinare aveva 70mila euro. Soldi destinati, secondo la procura di Roma, all’acquisto di droga.

Nella seconda tranche di arresti è finito anche Giovanni Princi, il 24enne pregiudicato amico di Luca che secondo l’accusa ha gestito la trattativa con i pusher per l’acquisto di un ingente quantitativo di droga. “È addolorato per la morte del suo amico Luca a cui era molto legato. Per lui è stata una vicenda dolorosissima” dice l’avvocato Massimo Pineschi, Princi ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere così come l’altro arrestato Marcello De Propris accusato di concorso in omicidio per aver fornito la pistola con cui è stato ucciso Sacchi. “So che anche i genitori di Princi sono sconvolti per quanto accaduto – aggiunge il penalista-. Il mio assistito è scosso, è alla sua prima esperienza detentiva, potete immaginare come sta. Valuteremo il ricorso al Riesame dopo avere letto tutti gli atti“. Anastasia verrà ascoltata domani da gip. Parallelamente agli interrogatori proseguono gli accertamenti disposti dalla Procura sui cellulari degli indagati e su una serie di reperti. Proprio nel corso di questa attività i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno trovato nell’auto di Pirino 31 grammi di cocaina. La sostanza era stata divisa in bustine e occultata nel passaruota anteriore destro dell’auto. Al termine degli accertamenti la droga è stata sequestrata.

Chi indaga si attende risposte utili per l’impianto probatorio anche dall’analisi dei cellulari sequestrati agli indagati. Un lavoro che si presenta complesso alla luce del fatto che le comunicazioni tra i vari soggetti coinvolti avvenivano attraverso sistemi “non intercettabili“. La stessa Anastasia, scrive la Procura nella richiesta di misura cautelare, utilizzava sistemi di messaggistica che “si autoeliminano” in modo da non lasciare alcun tipo di traccia. Una “accortezza” dettata dall’esigenza di schermare i contatti a cominciare forse da quel “finanziatore” citato dal pm che ha messo a disposizione di Princi e della giovane baby sitter i 70mila euro che sarebbero serviti ad acquistare droga.

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