E’ il 10 dicembre 2003 quando Shirin Ebadi riceve il Premio Nobel per la Pace per aver difeso i diritti degli oppressi e delle donne in Iran: “Ancora oggi sono spiata e addirittura dove lavoro hanno affittato un altro appartamento per spiarmi. Sono ancora minacciata, io pagherò il prezzo e non starò mai zitta. Hanno sempre guardato con sospetto le mie attività per i diritti umani, una volta ho trovato una microspia dentro casa che registrava tutto quello che si diceva. Mio marito e mia sorella sono stati vittima di una congiura, lei che non c’entrava assolutamente nulla è stata arrestata e per un periodo è stata in carcere”, ha dichiarato l’attivista iraniana a Storie Italiane nella puntata in onda il 25 novembre in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

La Ebadi, prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento, ha dovuto anche fare i conti con il governo iraniano che ha deciso di tassare il suo Premio Nobel e ha sequestrato i beni e quelli della sua famiglia: “Il regime iraniano mi faceva sapere che se non avessi più parlato mi avrebbero restituito tutto quello che mi era stato confiscato. Mi dispiace se le mie scelte hanno danneggiato la mia famiglia, la libertà e la democrazia hanno il loro prezzo, se non lo paghi non arrivi mai ad averlo davvero“, ha raccontato alla conduttrice Eleonora Daniele.

La donna iraniana, ora settantaduenne, ha rivolto un pensiero anche alle sue figlie: “Desidererei tanto vedere le mie figlie vivere nel proprio paese ma le condizioni ora non sono adatte per realizzare questo desiderio. L’errore grande in Occidente è capire che la lotta contro la violenza deve sempre iniziare dalla casa. L’errore grande è educare nel modo sbagliato un bambino, in alcuni paesi come l’Iran le leggi aiutano la violenza contro le donne. Se un marito trova la moglie con un altro uomo nel letto può uccidere tutti e due e non avrà nessuna conseguenza. In Iran non c’è il divorzio ma il ripudio, per la donna divorziare è molto difficile ma l’uomo può facilmente ripudiare la moglie. Un uomo può avere quattro mogli, secondo voi questa non è violenza?“, ha concluso la pacifista iraniana invitando le donne vittime di violenza a denunciare.

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