“Anne chi eri? Vorrei sapere tutto della tua storia”. Una didascalia come milioni di altre, postata su Instagram sotto la foto della lapide in cui sono sepolte Anne Frank e la sorella Margot. Così si apre il documentario Anne Frank – Vite parallele in sala ancora fino al 13 novembre. Con Katerine, una ragazza qualunque, con in mano uno smartphone, mentre cerca di capire, comprendere, immaginare l’orrore accaduto nei campi di sterminio nazisti e in particolar modo ciò che accadde alla giovanissima Anne Frank. Autrice dell’omonimo diario poi giunto a noi, testimonianza tenera e sofferta dei suoi ultimi di anni di vita, vissuti con la famiglia e altri perseguitati di origine ebraica, dal 1942 al 1944, nascosti dietro una parete/libreria di un appartamento di Amsterdam.

Per rispondere alle richieste di Katerine le registe del documentario, le italiane Sabina Fedeli e Anna Migotto, fanno parlare cinque sopravvissute al campi di sterminio, tra cui una, Arianna Szorenyi, che venne liberata da quello di Bergen-Belsen, dove Anne e la sorella Margot vennero uccise dalle SS nel febbraio del 1945. Allo stesso tempo, da un set ricostruito come fosse la stanzetta in cui si nascose Anne, l’attrice premio Oscar, Helen Mirren, legge le pagine di quell’incredibile diario. “Una casa senza cielo, senza aria, senza libertà”, declama la Mirren, riannodando i fili di un discorso d’isolamento fisico, spaziale e umano in cui Anne riuscì parecchie volte a dissipare la paura a favore di inusitati aneliti di vita.

Il racconto ha un ritmo deciso e rapido, il raccapriccio di alcuni frammenti di filmati originali dell’epoca girati dei primi liberatori alleati nei campi di concentramento si intravede sfuggente dietro una tenda nera nel cinema della storia. Parole e immagini di accadimenti realmente accaduti. Per continuare ad affermare il vero. Visto che ce n’è ancora bisogno. Inquietante la scheggia impazzita e nefasta dell’aguzzina donna che mandò a morire Anne. Una certa Irma, poi condannata a morte dagli inglesi appena finita la guerra, che con un sorriso di disprezzo osa osservare la cinepresa di qualche reporter che nella primavera del ’45 filmò lei e quell’impossibile orrore. Oggi Anne Frank avrebbe 90 anni. E il regalo più bello è forse quel marameo innocente che Sarah. una della cinque intervistate sopravvissute allo sterminio, all’epoca dodicenne, un anno in meno di Anne, fa con la mano: “I miei figli, i miei nipoti, i miei pronipoti sono la mia vendetta contro i nazisti“.

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