Chi fa il maestro in queste ore è rimasto sconvolto, atterrito alla notizia che il piccolo Leonardo, il bambino di cinque anni che venerdì scorso era precipitato dalle scale della scuola “Pirelli”di via Goffredo da Bussero a Milano, è morto. Ma al di là del lutto, della tristezza, questo è il momento della solidarietà con la maestra di quella classe.

La procura, infatti, pur non avendo ancora iscritto nel registro degli indagati alcun nominativo, indaga per omicidio colposo, reato ipotizzato in relazione all’omessa sorveglianza del personale scolastico. Tutto fa pensare che a finire nel registro degli indagati ben presto possa essere proprio la maestra di quell’alunno o il collaboratore scolastico.

Se quella maestra verrà indagata allora tutti noi insegnanti dovremmo essere indagati perché chi di noi non ha omesso sorveglianza mandando in bagno un proprio alunno senza accertarsi della presenza o meno del bidello in corridoio?

Tutti siamo colpevoli di un reato che non esiste perché quando un bambino deve andare in bagno e la bidella non c’è, magari perché il numero dei collaboratori non permette di avere una bidella al piano in ogni ora, non puoi fare altro che affidarti al buon Dio (se esiste) e mandare ai servizi quell’alunno. D’altro canto potresti abbandonare la classe per sorvegliare sull’allievo?

A qualcuno in queste ore è balenata l’idea di portare i bambini tutti in bagno all’inizio dell’ora sotto la stretta sorveglianza della maestra, ma non a tutti scappa la pipì ad orologeria o quando lo decide la maestra.

E quante volte è capitato di dover mandare un bambino al bagno al piano inferiore perché i servizi al tuo piano non funzionano? Quanto è accaduto alla scuola “Pirelli” poteva accadere in qualsiasi altra scuola italiana. E quella maestra poteva essere ciascuno di noi.

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