Salgono a dieci i morti nel corso delle proteste in Cile. Nella notte tra domenica e lunedì, due persone sono morte carbonizzate durante il saccheggio a un grande magazzino di materiali per l’edilizia e il bricolage a La Pintana, durante il quale si è sviluppato un incendio. Mentre nel pomeriggio di domenica cinque persone hanno perso la vita in un altro rogo, sempre nel corso di un saccheggio a una fabbrica di abbigliamento, nel Comune di Renca. Queste si vanno ad aggiungere alle due vittime in un supermercato di San Bernardo e un’altra a Santiago, dove un cittadino ecuadoriano è deceduto a causa di un colpo al torace. Le autorità locali hanno reso noto che finora sono state arrestate oltre 1.500 persone, di cui 650 nella capitale Santiago.

Proseguono, intanto, gli scontri, le violenze e i saccheggi in tutto il Paese. Manifestanti hanno attaccato oggi gli uffici dell’anagrafe di Lo Espejo, località a sud di Santiago del Cile, incendiandoli e provocando importanti danni. I vigili del fuoco sono accorsi sul posto spegnendo le fiamme ed il comandante Jaime Flores ha confermato che l’incendio è stato causato da un gruppo di manifestanti che hanno saccheggiato i locali. Flores ha aggiunto che i danni causati sono importanti perché sono andati distrutti molti documenti dell’anagrafe.

Il generale Javier Uturriaga ha confermato per la terza notte consecutiva il coprifuoco dalle 20 (l’una di martedì in Italia) fino alle 6 (le 11 italiane di martedì), nella regione di Santiago, per contrastare la violenza generata da “gruppi di vandali e di delinquenti”. Oltre alla regione di Santiago del Cile, la misura sarà in vigore oggi anche Antofagasta, La Serena, Coquimbo, Valparaíso, Rancagua, Talca, Concepción e Valdivia. In generale la misura copre uno spazio di dieci ore (fra le 20 e le 6 del mattino), ma a Valparaíso e a Concepción l’inizio è anticipato alle 18, mentre a Valdivia e Talca l’inizio del coprifuoco è previsto alle 21. Infine, in considerazione della particolare violenza generatasi a Concepción, il Provveditorato ha disposto la chiusura per domani di tutte le scuole, con raccomandazione di estenderla anche a mercoledì.

L’esercito che ha schierato i carri armati e il ministro dell’Interno, Andrés Chadwick, che ha annunciato di avere esteso lo stato di emergenza, in atto da due giorni nella capitale, ad altre città del Paese. “Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile, che non rispetta nulla o nessuno – ha dichiarato il presidente Sebastián Piñera condannando le violenze – Siamo ben consapevoli del fatto che hanno gradi di organizzazione e logistica, tipici di un’organizzazione criminale“.

Il presidente ha quindi invitato tutte le forze politiche e “tutti gli uomini di buona volontà” a condannare la violenza e a unirsi contro di essa: “Ci sono alcuni che non l’hanno fatto, o quando lo fanno lasciano sempre spazio all’ambiguità. Stanno in qualche modo facilitando il percorso di coloro che vogliono distruggere la nostra democrazia”.

Il capo dello Stato ha invitato a distinguere tra i violenti e quanti esercitano “il legittimo diritto di protestare”, ma ha anche sottolineato che i militari, quasi 10mila quelli dispiegati nel Paese, hanno il sostegno del governo e “della stragrande maggioranza dei cileni”: “Domani sarà un giorno difficile – ha dichiarato nella giornata di domenica – ma stiamo facendo uno sforzo gigantesco per renderlo il più normale possibile”. Per oggi è prevista la riapertura delle scuole e delle università, il regolare servizio di trasporto pubblico di superficie e la riapertura parziale della metropolitana.

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