Caos nel centro di identificazione di Moria, nell’isola di Lesbo, in Grecia, dopo che una mamma col suo figlioletto sono rimasti carbonizzati ieri pomeriggio in seguito a due incendi divampati in alcuni container. Le fiamme sarebbero state appiccate da alcuni migranti come segno di protesta per l’affollamento della struttura. Altre sei persone sono rimaste ferite, intossicate dai fumi e con traumi agli arti per via del fuggi fuggi generale e ricoverati nell’ospedale dell’isola. La situazione, nella mattinata di lunedì, è drammatica: rifugiati e immigrati si sono radunati fuori dai container bruciati impedendo alla polizia di avvicinarsi per recuperare materiali e prove. Si segnalano scontri con la polizia e due camion dei pompieri bruciati. Al momento, il centro accoglie 12mila persone, sebbene la struttura abbia una capienza di 3mila.

Considerata l’emergenza, il Ministero dell’Interno ellenico ha inviato altri uomini sull’isola, distaccandoli dagli stadi di calcio dove ieri si disputavano le partite di campionato maggiormente attenzionate dalla polizia. Due quadre di agenti sono state trasportate d’urgenza a Lesbo con un C130 militare.

Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha convocato un consiglio straordinario per discutere delle misure di emergenza, come i nuovi hotspot che saranno realizzati entro un mese nella parte continentale del Paese. Nella struttura delle Termopili, che ospita 500 siriani, ieri sono giunti altri cento migranti. Duecento dovrebbero essere dirottati in un centro a Stylida, dove il sindaco ha animato una manifestazione di protesta in piazza con alcuni cittadini.

Chiede aiuto anche all’Europa il sindaco di Mitilini, Stratis Kytelis, secondo cui la situazione è sfuggita di mano: “Adesso siamo tutti in pericolo”. Il governatore dell’Egeo, Costas Moutzouris, ha parlato di scene apocalittiche: “È stata una grande rivolta, come in un film”. Aggiungendo di aver lanciato l’allarme al governo: “Abbiamo qui persone provenienti da 72 Paesi diversi. Tutti hanno paura e temono che ci saranno ancora momenti di panico”, sottolineando che negli ultimi giorni le autorità greche hanno impedito a 25 imbarcazioni con rifugiati e migranti di raggiungere Mitilene.

Secondo i dati della polizia dell’Egeo settentrionale, in meno di 48 ore 832 nuovi richiedenti asilo sono stati registrati nelle tre isole più colpite: Lesbos, Chios e Kos. Un totale di 360 giovani rifugiati e immigrati sono stati registrati lo scorso martedì notte presso il Moria Reception and Identification Center (Cto) di Lesbo. Nelle isole del Nord Egeo sono passati 485 migranti in cinque ore. Numeri che si mescolano al nuovo euroricatto di Erdogan: dopo aver incassato i 6 miliardi da Bruxelles, frutto dell’accordo del 2016, ora punta ad un nuovo obiettivo. Vuole ricostruire in Siria e vuole il gas a Cipro, per cui batte cassa con l’Ue aleggiando la possibilità di aprire le frontiere settentrionali con la Grecia, per far passare i 4 milioni di profughi presenti al momento su suolo turco.

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