“Si parla molto del figlio di Biden, si dice che Biden abbia fermato l’inchiesta e molta gente vuole saperne di più, così tutto ciò che potrai fare con il ministro della Giustizia sarà grandioso. Biden si è andato vantando in giro che ha fermato l’indagine, così se potessi occupartene…”. Per i democratici che hanno avviato la procedura di impeachment per il presidente è la pistola fumante: sono le parole, contenute nella trascrizione della telefonata del 25 luglio tra Donald Trump e Volodymyr Zelesnky, con le quali il capo della Casa Bianca avrebbe chiesto al presidente ucraino di riaprire un’indagine sul figlio dell’ex numero due di Barack Obama, oggi candidato alle primarie dei Democratici per le presidenziali del 2020.

Nessuno ha fatto pressioni su di me”, ha detto Zelensky rispondendo alle domande dei giornalisti a margine dell’incontro bilaterale avuto con Trump a New York. “Nessuna pressione! La risposta mi è piaciuta”, si è inserito il tycoon seduto a fianco. “Tutti avete letto – ha affermato Zelensky – è stato un colloquio normale, abbiamo parlato di molte cose, ma nessuno mi ha fatto pressione”. Il capo di Stato ucraino ha aggiunto di non voler “essere coinvolto nel dibattito e nel processo democratico delle elezioni americane”.

Negli States il caso ha le dimensioni di un terremoto. Fonti dell’amministrazione riferiscono al Washington Post che il capo dell’intelligence Joseph Maguire, nominato solo ad agosto, ha minacciato di dimettersi se Trump dovesse cercare di bloccare la sua testimonianza in Congresso sul caso Ucraina, prevista per giovedì. I vertici dell’intelligence, tra cui Maguire, sollecitarono al Dipartimento di giustizia delle indagini dopo che un informatore della Cia denunciò la telefonata del presidente all’omologo ucraino, ma la cosa non ebbe seguito.

Nella tarda serata italiana le carte della denuncia presentata dallo 007 che ha svelato i contenuti della telefonata sono state consegnate al Congresso. Si tratta del secondo tassello, dopo la pubblicazione della trascrizione della telefonata, da cui partirà l’indagine formale per l’impeachment.

“Nessuna pressione, niente, solo una grande bufala“, ha commentato in una conferenza stampa a New York il tycoon. Che su Twitter ha rilanciato: “Chiedo trasparenza ai democratici che sono andati in Ucraina e hanno tentato di costringere il nuovo presidente a fare le cose che volevano sotto forma di minaccia politica“. “Ho informato il capogruppo del Grand old Party, Kevin Owen McCarthy, e tutti i repubblicani alla Camera che sostengo pienamente la trasparenza sulle informazioni del cosiddetto informatore, ma insisto anche sull’avere trasparenza da Joe Biden e suo figlio Hunter, sui milioni di dollari che sono stati rapidamente e facilmente portato fuori dall’Ucraina e dalla Cina“, lo ha twittato ancora Trump.

La conversazione – Trump inizia ricordando tutti gli aiuti che finora gli stessi Stati Uniti hanno dato proprio all’Ucraina, sottolineando invece l’assenza di Berlino. “La Germania non fa quasi niente per voi. Tutto quello che fanno è parlare e penso che sia qualcosa che dovreste chiedergli veramente – dice – Quando parlo con Angela Merkel, lei parla di Ucraina, ma non fa niente”. Zelensky risponde di essere d’accordo “non al 100% ma al 1000 per mille” e che “anche se logicamente l’Unione europea dovrebbe essere il maggior partner dell’Ucraina, in realtà gli Stati Uniti lo sono molto di più”. Poi iniziano le richieste di Trump. “Fammi questo favore. Qualunque cosa puoi fare è molto importante che tu la faccia, se è possibile”.

“Si parla molto del figlio di Biden, e di Biden che avrebbe fermato il procedimento. Molte persone vogliono saperne di più, quindi qualunque cosa tu possa fare con il procuratore generale sarà grandioso. Biden è andato in giro a dire che aveva bloccato l’indagine, se puoi darci un’occhiata…A me sembra orribile“, dice ancora Trump a Zelensky, riferendosi al presunto coinvolgimento del candidato democratico nel licenziamento del procuratore ucraino per impedire l’inchiesta ai danni della società nella quale lavorava figlio. Poi il Presidente tira in ballo anche l’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, e chiede all’omologo di chiamarlo. “Mr. Giuliani è un uomo molto rispettato, è stato sindaco di New York, un grande sindaco, e vorrei tu parlassi con lui. Rudy sa molto di quello che è successo ed è un tipo molto capace. Se tu potessi parlare con lui sarebbe grande”.

Zelensky risponde e tira in ballo il suo futuro “prosecutor“: “Volevo parlarti del procuratore. Prima di tutto capisco e sono a conoscenza della situazione. Dopo aver conquistato la maggioranza assoluta in Parlamento, il prossimo procuratore generale sarà al cento per cento una persona mia, un mio candidato, che sarà votato dal Parlamento e comincerà a lavorare da settembre. Lui o lei si occuperanno della situazione, specialmente dell’azienda a cui hai fatto cenno… A proposito, ti chiedo se hai altre informazioni da fornirci, sarebbe molto utile per l’indagine. Sull’ambasciatrice concordo al cento per cento. Lei ammirava il mio predecessore, non avrebbe accettato me come nuovo presidente”.

L’azienda a cui Trump ha “fatto cenno” è la Crowdstrike, di cui il presidente aveva parlato poco prima, ovvero la società che il Democratic National Committee aveva assunto per investigare sul cyberspionaggio verificatosi durante la campagna elettorale del 2016. La società era stata chiamata ad analizzare le tracce lasciate dai pirati informatici che erano riusciti a penetrare nei server dell’organo di governo del partito di Hillary Clinton, e del Comitato per la campagna elettorale democratica al Congresso (DCCC), e le mail di alcuni suoi membri. La stessa società nel marzo 2016 aveva pubblicato un rapporto in cui analizzava il funzionamento di una app Android hackerata e usata per spiare l’artiglieria ucraina.

E ancora Trump: “Ti faccio chiamare da Giuliani e farò in modo che lo faccia anche il procuratore generale Barr (William ndr.) e andremo a fondo sulla vicenda. Ho sentito che il procuratore era stato trattato molto male. Dunque, buona fortuna per tutto Prevedo che la tua economia migliorerà sempre di più. È un grande Paese. Ho molti amici ucraini, persone incredibili”.

Nella trascrizione della telefonata, però, secondo fonti del Dipartimento della giustizia citate dal New York Times, non fu rilevata alcuna violazione. Il direttore nazionale dell’intelligence Usa e l’ispettore generale della comunità di intelligence riferirono subito della denuncia fatta dal whistleblower testimone della telefonata, ma il Dipartimento della giustizia visionò la questione e concluse che non c’erano i presupposti per aprire un’indagine penale sul comportamento del presidente.

Non solo. Sempre secondo il Dipartimento, Trump non ha mai chiesto al titolare del dicastero, l’Attorney General William Barr, di contattare l’Ucraina. “Il presidente non ha parlato con l’Attorney General a proposito di indagini in Ucraina relative all’ex vice presidente Joe Biden o suo figlio. Il Presidente non ha chiesto all’Attorney General di contattare l’Ucraina, su questa o altra questione. L’Attorney General non ha avuto comunicazioni con l’Ucraina, su questa o altra questione. Né l’Attorney General ha discusso questa questioni, o qualsiasi cosa in relazione con l’Ucraina, con Rudy Giuliani”, ha detto infatti la portavoce del dipartimento di Giustizia, Kerri Kupec, riferendosi all’avvocato personale di Trump.

Le reazioni – Immediate le reazioni dopo la pubblicazione del documento. La prima è di Hillary Clinton, ex segretario di Stato ed ex candidata alla Casa Bianca, sconfitta proprio da Trump nel 2016. “Il presidente degli Stati Uniti ha tradito il nostro paese. È un pericolo chiaro a tutte le cose che ci rendono forti e al sicuro. Sostengo l’impeachment”, ha twittato Clinton. “Donald Trump non è ‘al di sopra della legge’ e risponderà del suo comportamento”, le ha fatto eco la speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, tra le principali sostenitrice della messa in stato d’accusa del presidente. “Il fatto è che il presidente degli Stati Uniti, violando le sue responsabilità costituzionali, ha chiesto a un governo straniero di aiutarlo nella sua campagna politica, a spese della nostra sicurezza nazionale, minando anche l’integrità delle nostre elezioni”, ha detto Pelosi, riporta la Cnn.

E non si è fatta attendere anche la reazione dello stesso Donald Trump che ha parlato di “guerra politica”. A sorpresa davanti alle telecamere il Presidente ha commentato anche la richiesta di formale di impeachment. Parlando dall’Hotel Intercontinental di New York, dove ha in programma di incontrare proprio il presidente dell’Ucraina, Trump ha ribadito che non c’è stata “alcuna pressione”. “Sono solo fake news – ha detto – è la peggiore caccia alle streghe della storia Usa”.

Il riferimento è all’indagine che stanno portando avanti i democratici proprio per capire se il tycoon abbia fatto pressioni sull’Ucraina, usando come leva un pacchetto di aiuti militari di circa 400 milioni di dollari. Aiuti dei quali però non si fa cenno nella trascrizione della chiamata diffusa oggi che, specifica la stessa Casa Bianca, si tratta di un Telcon, cioè di un Memorandum di una conversazione telefonica, che non è una trascrizione letterale bensì un documento redatto a partire da appunti e ricordi dei funzionari della Situation room e dello staff del Consiglio di sicurezza nazionale.

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