Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo al premier uscente Benjamin Netanyahu dopo le elezioni della scorsa settimana, che hanno fatto piombare il Paese in uno stallo politico. “La responsabilità di formare il prossimo governo sarà data al primo ministro e leader del Likud Benjamin Netanyahu”, ha dichiarato Rivlin a seguito di un incontro congiunto con il premier uscente e con il suo principale rivale, il leader del partito centrista Blu e bianco, Benny Gantz. “Accetto l’incarico, occorre un governo di unità nazionale e la riconciliazione che in questo momento è essenziale”, ha commentato il premier uscente.

Rivlin ha spiegato di aver affidato l’incarico a Netanyahu che nelle consultazioni con i partiti ha ottenuto il sostegno di 55 deputati mentre il centrista Gantz ne ha avuti solo 54, “10 dei quali – ha notato – deputati arabi che comunque non entrerebbero in un suo governo”. Il capo dello Stato ha precisato che Netanyahu ha a disposizione 28 giorni ai quali, se necessario, potrebbe aggiungere altri 14.

Nei giorni scorsi Rivlin aveva cercato di convincere i rappresentanti dei due maggiori partiti israeliani a dar vita ad un governo “allargato e stabile” basato su una alternanza alla carica di premier fra Gantz e Netanyahu. Ma i negoziati sono subito giunti ad un punto morto e Rivlin ha dunque deciso di affidare l’incarico a Netanyahu.

Nel suo intervento Rivlin non ha minimizzato la gravità del momento che Israele attraversa. Ha ribadito che per superare lo stallo fra il Likud e Blu e Bianco occorre dar vita ad un governo “paritetico” in cui i due partiti abbiano la stessa forza. Occorre anche che accanto al premier sia nominato un vicepremier dell’altro partito che disponga di poteri concreti. In ossequio alla forma, Rivlin ha concesso a Netanyahu 28 giorni per fare il governo, ma anche sottolineato che il tempo stringe. “Il popolo – ha ammonito – non vuole una terza tornata elettorale”, dopo quelle inconcludenti del 9 aprile e del 17 settembre.

Netanyahu ha convenuto che per una soluzione politica il tempo stringe, sia – ha spiegato – per considerazioni di sicurezza legate alle attività militari dell’Iran, sia per la complessa situazione economica di Israele, sia perché – in assenza in Israele di un governo stabile – il presidente Donald Trump potrebbe decidere di non presentare la sua iniziativa di pace. Per queste molteplici ragioni, ha ribadito, tenterà di costituire un governo di unità nazionale, pur rendendosi conto che le probabilità di successo non sono elevate. “Se non dovessi riuscire – ha annunciato – restituirò il mandato al presidente” anche prima dello scadere del tempo concessogli.

Da parte sua Gantz ha lamentato che negli ultimi due giorni il Likud non abbia sinceramente tentato di dar vita ad un governo paritetico con Blu Bianco. Inoltre – ha aggiunto con un intervento su Facebook – “il mio partito non è disposto a far parte di un governo il cui primo ministro possa essere incriminato per gravi capi di accusa. Questa considerazione, insieme ad altre, è per noi ancora più importante che non la spartizione di ministeri, o della alternanza alla carica di premier”. Gantz non ha tuttavia chiuso la porta ad altri contatti: ma occorre, ha precisato, che il Likud (che alle elezioni ha ottenuto 32 seggi su 120) si presenti da solo al tavolo delle trattative con Blu Bianco (33 seggi), e non come rappresentante di 55 deputati del blocco delle destre.

Rivlin da parte sua ha chiarito che questi giochi di potere devono cessare una volta per tutte. “Bisogna finirla con le scomuniche reciproche”, ha esclamato. Poi ha anche avvertito i due contendenti che se non troveranno una soluzione allora Rivlin si appellerà ai 120 deputati della Knesset perché siano loro ad esprimere un altro deputato capace di formare un governo. Fra le righe, era forse un avvertimento a Netanyahu che in quel caso rischierebbe di perdere il sostegno finora incondizionato del suo partito.

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