Per il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo è “l’inizio di un nuovo percorso nella storia delle relazioni industriali” e il primo passo verso l’annunciata legge sulla rappresentanza “con cui attuare per la prima volta la seconda parte dell’articolo 39 della Costituzione con cui realizzare l’idea di una Repubblica fondata sul lavoro”. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno firmato giovedì mattina, presenti la Catalfo e il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, la convenzione per la misurazione e la certificazione della rappresentanza sindacale prevista dal Testo unico firmato nel gennaio 2014.

L’accordo prevede che l’Inps abbia il compito di “pesare” la forza della rappresentanza dei sindacati attraverso la valutazione di un mix tra iscritti e voti nelle elezioni delle Rsu, sul modello di quanto già accade per il pubblico impiego. Per sedere ai tavoli di rinnovo dei contratti nazionali di categoria servirà una forza minima del 5% (intesa come misto tra iscritti e voti) e per la firma del contratto basterà l’ok con la maggioranza semplice. Ad aderire al Testo unico e riconoscere dunque le nuove regole sono circa 22.395 aziende per oltre 2,3 milioni di lavoratori. Ammontano invece a 170 i sindacati di categoria sottoscrittori, che fanno capo non solo a Cgil, Cisl e Uil ma anche ai sindacati di base e autonomi, dall’Ubs ai Cobas alla Cisal. Sono 78 i settori economici coperti dalla nuova rappresentanza.

“La convenzione fa una vera lotta al dumping salariale e un primo passo in un percorso che punta a dare condizioni sempre più dignitose ai lavoratori così come sancito dalla costituzione italiana”, ha commentato Catalfo. “Con la firma è possibile completare il rinnovamento del sistema dando immediato effetto a quanto previsto, fra l’altro, dall’art. 3 del disegno di legge sull’istituzione del salario minimo. Tale disposizione prevede che, nei settori in cui vi è una pluralità di contratti collettivi nazionali applicabili, quello stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali “comparativamente più rappresentative” sia il contratto ‘leader’ ai fini della determinazione del salario”. “Dobbiamo fare in modo che in un Paese come l’Italia, nel 2019, non vi siano più cittadini che, pur avendo un lavoro, siano costretti a vivere con salari sotto la soglia di povertà non in linea con il dettato costituzionale che all’art. 36 sancisce che ‘il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa’”.

Tridico ha detto che la convenzione “è una occasione unica per aprire una nuova stagione di lotta ai contratti pirata e in funzione antidumping perché la concorrenza non si fa sui lavoratori ma sul mercato, con l’innovazione ed i processi”. “Il Cnel”, ha ricordato, “ha stimato che su circa 868 contratti circa i due terzi, circa 600, sono ‘pirata‘ cioè non firmati da sindacati rappresentativi. Ed è per questo che i salari sono ad un livello non da Paese avanzato“. E questo è “un vero danno per i lavoratori”.

Intanto nella notte, dopo un anno di negoziazione, è stata siglata l’ipotesi di accordo di rinnovo del Ccnl Energia e Petrolio, scaduto a fine 2018, tra Confindustria Energia e Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil. L’ipotesi riguarda circa 35.000 lavoratori del settore.

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