L’amministratore delegato di Sotheby’s Italia, Filippo Lotti e tre dirigenti dell’Unione italiana dei ciechi di Livorno sono indagati per la vendita all’asta dell’opera Santa Lucia di Adolf Wildt da parte della onlus. A rivelarlo è il quotidiano online LivornoToday. L’associazione aveva messo all’asta la scultura dell’importante artista degli anni Trenta, incassando 660mila euro. All’inizio del 2018 però, l’Asl di Livorno, proprietaria di palazzo Frediani, sede della onlus dove la statua era rimasta ignorata per più di 50 anni, ne ha reclamato la proprietà. Dopo un esposto, la Procura ha aperto un’inchiesta e ora il giudice per le indagini preliminari del tribunale livornese Mario Profeta ha disposto il sequestro preventivo di ciò che c’è sul suo conto dopo la vendita dell’opera: 484.638,36 euro.

L’Asl di Livorno è proprietaria della sede locale dell’Uic dal 1980. Quando, dopo una serie di verifiche interne, l’azienda sanitaria è venuta a conoscenza della storia, ha portato la controversia in Procura. Ora, oltre all’amministratore delegato in Italia della prestigiosa casa d’aste, Filippo Lotti, che ricopre il ruolo dal 2000, risultano tra gli indagati tre dirigenti della onlus Unione italiana ciechi e ipovedenti di Livorno: la presidente Roberta Foresi, il vicepresidente Alberto Corda e il consigliere delegato vedente Roberto Bandinelli. A firmare l’avviso di garanzia è stato il pubblico ministero di Livorno Massimo Mannucci, che coordina l’inchiesta. I reati contestati a vario titolo, aggiunge LivornoToday, sono appropriazione indebita, ricettazione e la violazione di due articoli del Codice dei beni culturali che riguardano l’alienazione del demanio culturale e il trasferimento all’estero di oggetti di interesse artistico. La vendita della Santa Lucia da parte della presidente dell’Unione Italiana Ciechi sarebbe infatti avvenuta senza titolo e trasferita all’estero senza la preventiva visione della Soprintendenza dei Beni culturali di Pisa e Livorno.

Alcuni soci dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, come racconta il giornale livornese, avevano preso le distanze dalla faccenda già quando in un’assemblea del 28 novembre 2015 si era discussa la messa all’asta del busto di Wildt. Questi, ancora prima che fosse previsto qualsiasi risvolto giudiziario, si erano fermamente opposti alla sua cessione, ma questo non aveva fermato i vertici dell’associazione. Il caso della aveva provocato anche una rottura interna all’Uic: il presidente nazionale, Mario Barbuto, aveva criticato la sezione livornese e aveva dichiarato che se fosse stato a conoscenza dell’iniziativa si sarebbe opposto alla vendita.

Anche il consiglio comunale livornese era intervenuto con una nota congiunta dei capigruppo che chiedevano al sindaco Filippo Nogarin di impegnarsi per riavere in città l’importante opera tenuta nascosta per anni e avevano attaccato la Soprintendenza dei Beni Culturali (di Genova e non di Pisa) che aveva dato il benestare alla vendita.

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