E’ rimasta lì, sempre sullo stesso piedistallo di compensato, per cinquant’anni. E nessuno se n’era mai accorto. Fino al 2015, quando qualcuno – probabilmente un esperto di arte contemporanea – si è reso conto che quella maschera marmorea dagli occhi vuoti, la bocca aperta e la testa reclinata all’indietro, era una scultura originale che valeva oro. “L’immagine per eccellenza del più eminente scultore simbolista italiano”, l’ha definita Sotheby’s tre anni fa, quando la scultura è stata trasferita in gran segreto da Livorno a Londra prima di essere venduta all’asta per ben 485mila pound (666mila euro). Adesso, dopo tre anni dalla misteriosa vendita, il caso della Santa Lucia di Adolfo Wildt è tornato di attualità: giovedì il tribunale di Livorno sarà chiamato a decidere sulla reale proprietà dell’opera per stabilire a chi dovranno andare i soldi del ricavo. E intanto anche la politica interviene con il consiglio comunale di Livorno che chiede alla giunta di impegnarsi a riportare l’opera in città: “Faremo tutto il possibile per riprendercela”, dice a ilfattoquotidiano.it il sindaco, Filippo Nogarin.

La statua dimenticata e venduta all’asta
La storia della Santa Lucia di Widt è stata raccontata per la prima volta a novembre dal Tirreno quando si è scoperto che il busto era scomparso dal luogo dove era rimasto per cinquant’anni: un piedistallo di compensato al primo piano di Palazzo Frediani, oggi sede dell’Istituto Unione Italiana Ciechi nel quartiere Ardenza. Arrivata per la prima volta a Livorno nel 1930, la statua ha fatto il giro delle esposizioni di mezza Italia prima di tornare su quel piedistallo, senza mai essere riconosciuta da nessuno.

Poi, tre anni fa, un esperto di sculture si è accorto che quella era una delle più famose statue di Wildt e che rivenderla avrebbe voluto dire rimpinguare le casse della associazione. È così è stato: la Onlus ha chiesto e (secondo i documenti) ottenuto dalla Soprintendenza di Genova l’autorizzazione per esportare l’opera e il 16 dicembre 2015 ha venduto la scultura a 666mila euro su Sotheby’s (la base d’asta era di 80 mila). Soldi che sono andati a finire nelle casse della Uic e già accantonati in banca: “Ci avrebbero fatto comodo”, dicono dall’associazione al fattoquotidiano.it. E invece no perché quando si tratta di cifre così alte è difficile passare inosservati: all’inizio del 2018, la Usl di Livorno che possiede il palazzo Frediani e che concede gratuitamente alcune delle proprie stanze all’ente, è stata informata della vendita della scultura e ha ordinato una verifica interna per capire a chi appartenesse. Al termine delle verifiche, l’Usl ha rivendicato la proprietà dell’opera, l’illegittimità della vendita e quindi anche l’incasso conseguente. Adesso, dopo il ricorso, sarà il Tribunale di Livorno a dirimere la controversia: la prima udienza davanti giudice civile si è tenuta giovedì e se quest’ultimo dovesse dare ragione alla Usl, la Onlus dovrà risarcirla dell’intera somma incassata.

Riportate a Livorno la scultura”
Il caso della “Santa Lucia” di Wildt però non è passato inosservato nemmeno alla politica locale. A pochi giorni dall’appello del direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, sul furto del “Vaso dei Fiori” di Jan Van Huysum da parte dei nazisti, a Livorno è intervenuto il consiglio comunale con una nota congiunta dei capigruppo in cui chiede al sindaco Nogarin di impegnarsi per “riavere in città questa importante opera tenuta nascosta per anni”. Poi, i capigruppo di Pd, M5S, Forza Italia e Gruppo Misto vanno all’attacco diretto della Soprintendenza dei Beni Culturali: “Rimaniamo sconcertati – scrivono – dal consenso della Soprintendenza che ha avvallato di fatto una simile vendita”. Da Genova fanno sapere che, pur non entrando nel merito della vicenda, sono esistiti casi in cui l’autorizzazione all’esportazione di un’opera è stata annullata facendola rientrare in Italia. E anche il sindaco Nogarin si pone lo stesso obiettivo: “adesso è necessario che gli inquirenti facciano chiarezza sul percorso dell’opera e su come sia stato possibile venderla a Londra con questa facilità – dice al fatto.it – ma poi faremo tutto il necessario per riportarla a Livorno”. Il caso della scultura venduta all’asta ha provocato anche una rottura interna all’Unione Italiana Ciechi con il presidente nazionale, Mario Barbuto, che ha criticato la sezione livornese: “Avrei detto no alla vendita – ha detto – perché prima di dismettere il patrimonio è bene essere cauti, guardare la destinazione e verificare le finalità del ricavato”. Da Livorno invece preferiscono aspettare la sentenza del giudice civile.

Widt e quelle maschere per Pirandello
L’opera è una delle maschere più importanti di Wildt, artista oscurato per molto tempo a causa della sua adesione al fascismo e rivalutato sono negli ultimi anni grazie alla sua arte “simbolista”. Nato a Milano nella seconda metà dell’Ottocento, Wildt (1868-1931) era un’artista molto amato da Luigi Pirandello che gli commissionava maschere per i suoi “Sei Personaggi in cerca d’autore” e anche da Gabriele D’Annunzio che aveva comprato diverse sue sculture. Con la sua adesione al regime fascista, Wildt ha dedicato il resto della sua vita ad opere che inneggiavano alla retorica del duce come il Monumento alla Vittoria di Bolzano ma anche i busti bronzei di Mussolini e del re Vittorio Emanuele III. Secondo Sotheby’s Wildt “è ancora considerato uno dei maestri del modernismo europeo”. Il busto rappresenta la martire “Santa Lucia” a cui il cielo ha strappato gli occhi ma allo stesso tempo viene irradiata dalla luce divina. Adesso il Tribunale di Livorno deciderà sulla sua potestà.

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