L’economia tedesca non dà segni di ripresa dopo la contrazione registrata nel secondo trimestre dell’anno. E potrebbe dunque entrare tecnicamente in recessione. L’avvertimento, non inatteso, arriva dalla Banca centrale tedesca. Ma la vera novità è l’annuncio fatto domenica dal vicecancelliere Olaf Scholz, fresco di candidatura alla guida della Spd: Berlino, ha spiegato, è in grado in caso di necessità di “mettere insieme fino a 50 miliardi“, una cifra pari a quella bruciata dal Paese nella grande recessione, per contrastare la nuova crisi. “E’ importante – se le cose sono completamente cambiate – avere la forza di fare qualcosa”. E la Germania ce l’ha visto che “abbiamo un debito rispetto al pil sotto il 60%“, ampiamente in linea con i più stringenti vincoli europei. L’apertura del vice di Angela Merkel sembra contraddire la fedeltà appena ribadita al dogma dello “Schwarze null”, il deficit zero, e segnalare la disponibilità a mettere in campo quel piano di investimenti per rilanciare la crescita auspicato da molti economisti e osservatori ma anche da una frangia della politica tedesca.

La Bundesbank nel suo rapporto mensile ha spiegato che vista laforte contrazione” della produzione industriale, ostacolata dalle tensioni commerciali internazionali, “l’economia potrebbe contrarsi di nuovo” durante l’estate dopo il calo del pil dello 0,1% nel secondo trimestre. Segnali di allarme che ovviamente riaccendono il dibattito politico sulla necessità per il governo di deviare dalla linea del deficit zero. “Anche nell’attuale trimestre l’attività economica potrebbe ridursi leggermente” e “la fine del rallentamento non è ancora in vista”, si legge nel rapporto. “La chiave della debolezza in corso sono le scarse esportazioni e un continuo declino della produzione industriale”, scrive la Bundesbank, mentre ”la spesa dei consumatori e l’edilizia hanno contribuito a sostenere l’economia”.

In questo quadro “resta da vedere se le esportazioni e l’industria manifatturiera si riprenderanno in tempo prima di trascinare gli indicatori interni come l’occupazione e la spesa dei consumatori verso il basso con loro”. Il rallentamento dell’economia globale e le incertezze sul conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, così come Brexit, hanno avuto un impatto sull’industria tedesca dipendente dalle esportazioni. Anche i cambiamenti strutturali nell’industria automobilistica con il passaggio ai motori elettrici hanno pesato.

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