“Mi sono ritrovata al banchetto con le pentole sui tavoli con dentro cibo scotto che non avevamo concordato, non c’era il vino, le tovaglie erano sporche e, infine, quando ho visto la torta di plastica non ho retto sono scoppiata in lacrime e ho chiamato i carabinieri”. A raccontare il suo matrimonio da incubo è Laurea Andreatta, giovane sposa che il 6 luglio scorso è convolata a nozze con il compagno Giuseppe Valentino: quello che doveva essere il giorno più bello della loro vita si è rivelato un disastro totale per colpa – a suo dire – della wedding planner Francesca Monteleone, che ha completamente deluso le loro aspettative. Non solo, ha preteso anche a sorpresa un pagamento anticipato, come hanno raccontato i due sposi al Corriere.

“Abbiamo trovato la wedding planner su internet, la Monteleone ci garantiva un servizio completo con l’allestimento del banchetto, i fiori, gli inviti, tutto per un valore di 15 mila euro – ha spiegato la sposa al Corriere – abbiamo capito che qualcosa non andava già con gli inviti, spediti tardi, poi c’era poca chiarezza sulla sede degli uffici della wedding planner ma passava il tempo e non siamo più potuti tornare indietro; poi abbiamo avuto un problema con il pagamento, tre giorni prima del matrimonio la Monteleone ci ha detto che o saldavamo tutto o non si sarebbe presentato nessuno al matrimonio, abbiamo dovuto pagare immediatamente quando invece volevamo saldare almeno una parte dopo il 6 luglio, anche a garanzia della buona riuscita della giornata. Praticamente una estorsione, non avevamo alternative“.

Dopo l’intervento dei carabinieri il giorno delle nozze, la vicenda è finita in Procura con una denuncia per truffa a carico della wedding planner e un’altra per diffamazione contro gli sposi. “Dicono solo falsità – ha replicato infatti la wedding planner Francesca Monteleone sempre al Corriere – la coppia ha tergiversato fino all’ultimo per effettuare il saldo del bonifico, tutto quello che abbiamo fatto era previsto e concordato nel preventivo firmato, la torta di plastica era scenografica per i fuochi d’artificio, ce n’era un’altra, vera. La giornata in realtà è andata bene, la verità è che quei due avevano problemi di soldi e hanno escogitato questa strategia per ottenere un risarcimento, ci hanno insultati su Facebook, ci hanno diffamati, sono loro che pagheranno noi”. L’ultima parola sulla vicenda spetta ora alla Procura di Padova.

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