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Elena Santarelli sul suicidio di suo zio e sul perché ha deciso di raccontarlo: “Si è battuto anni per una legge che aiuti i ‘care giver'”

Lo zio di Elena ha scoperto di avere il Parkinson e ha creduto che la moglie e gli altri figli non avrebbero potuto gestire anche questa malattia: da anni, infatti, lui assisteva la cugina di Elena, affetta dalla Prader Willi. "Zia si batte da anni per la legge sui care giver (chi si prende costantemente cura del malato) - ha raccontato Elena a Repubblica - quella di febbraio è tutto fumo e niente arrosto. Il problema non è solo economico. Si sentono lasciati soli dallo Stato. Non ci sono abbastanza strutture adeguate che permettano ai genitori di respirare"

di F. Q.

Nei giorni scorsi, Elena Santarelli ha raccontato su Instagram una tragedia che ha colpito la sua famiglia, il suicidio di suo zio. E oggi la conduttrice ha rilasciato un’intervista a Repubblica nella quale spiega come mai ha deciso di rendere pubblica la cosa. “In un passaggio (suo zio nella lettera lasciata ai familiari, ndr) diceva: fate qualcosa sui giornali. Ho chiesto il permesso a zia, la sorella di mamma. Si sono battuti tutta la vita per una legge che aiutasse chi deve convivere per sempre con una persona con gravi disabilità. Daniela (la cugina di Elena, ndr) è nata nel 1982, la Prader Willi non si conosceva. Nel ’94 mio zio andò in pensione anticipata e divenne care giver. Era l’ombra di Daniela. Non può stare sola neanche un minuto”. I “care giver” sono coloro che assistono parenti colpiti da malattie o handicap e lo fanno costantemente, senza aiuti, e soprattutto senza che lo Stato si occupi di loro.

Lo zio di Elena ha scoperto di avere il Parkinson e ha creduto che la moglie e gli altri figli non avrebbero potuto gestire anche questa malattia. “Zia si batte da anni per la legge sui care giver: quella di febbraio è tutto fumo e niente arrosto. Il problema non è solo economico. Si sentono lasciati soli dallo Stato. Non ci sono abbastanza strutture adeguate che permettano ai genitori di respirare. Non c’è l’assistenza di una persona formata che viene a casa. Daniela ogni tanto può andare al Centro Armonia a Latina, sovvenzionato dalla Regione, ma c’è una lista di attesa imbarazzante. Se un care giver non si cura viene logorato, lo stress può uccidere a livello cerebrale. Mia zia, come tanti altri genitori, è agli arresti domiciliari. Vivono in galera, senza vacanze né cene fuori”.

La Santarelli non vuole paragonare la sua esperienza con il figlio con quella dei suoi zii: “L’ho sempre detto a zia: quando è stato diagnosticato il tumore a mio figlio avevo una soluzione, loro no. Crescere con mia cugina disabile in casa mi ha reso diversa: è una grande scuola, una grande palestra di vita. Pur avendo un figlio con un tumore cerebrale mi dicevo: quanto meno possiamo provarci, a tornare alla normalità. Capisce? Mio figlio è nato sano: abbiamo avuto un intoppo e si poteva risolvere o meno. Ringraziando Dio e la medicina l’abbiamo risolto. Quindi mi lamento poco! Si deve smuovere la politica. Ho visto genitori dormire in auto, mangiare una banana per non spendere alla mensa. C’è chi si è indebitato per curare i figli”

 

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