Da un’auto in corsa hanno lanciato pietre contro tre giovani migranti che stavano andando a lavoro nelle campagne di Foggia. È successo all’alba di martedì e la dinamica è molto simile a quella dell’episodio che si era verificato lo scorso 15 luglio contro altri due braccianti. Il primo dei tre feriti, un ragazzo gambiano di 22 anni, è stato trovato dalla polizia lungo la statale 89, all’altezza del bivio per San Marco in Lamis, con un taglio alla testa. In ospedale, dove il giovane è stato medicato, i poliziotti hanno individuato altri due migranti di 20 e 30 anni, anche loro feriti da pietre lanciate da un’auto in corsa nella stessa zona.

Le tre vittime vivono nell’ex fabbrica abbandonata DauniaLat in via Manfredonia, dove abitano anche i due ragazzi colpiti nell’episodio del 15 luglio. I due braccianti aggrediti nel primo caso fanno parte di una piccolissima comunità di poche decine di persone che lavora nei campi della Capitanata, senza caporali, per scelta: contattano direttamente i datori di lavoro e si recano sul posto.

Una delle due piste investigative sulle due sassaiole riguarda proprio questo aspetto: la prima pista seguita da Polizia e Carabinieri è, infatti, legata alla presenza di un gruppo di caporali che starebbe impaurendo i braccianti che non si rivolgono a loro per lavorare nei campi. Una pista però ritenuta dagli inquirenti poco probabile perché, secondo quanto risulta, si tratta di migranti con regolare contratto di lavoro e seguiti costantemente dalle sigle sindacali locali. Più ipotizzabile, per gli investigatori, è la seconda pista, secondo cui gli autori delle sassaiole sono razzisti spinti dall’odio nei confronti dei migranti.

“Se dopo pochi giorni dalla prima sassaiola a Foggia contro due braccianti, oggi nuovamente alle prime luci dell’alba e nello stesso luogo tre lavoratori migranti sono stati bersagliati con pietre da sconosciuti a bordo di un’autovettura, nessuno può derubricare episodi così gravi a bravate. Considerati dinamica e colore della pelle identici. Lo Stato e i rappresentanti del Governo hanno il compito di difendere i lavoratori, qualsiasi sia l’appartenenza etnica”. A dirlo è la senatrice del Partito democratico, Teresa Bellanova, che ha aggiunto: “Invece di continuare a criminalizzare le Ong e chi salva in mare persone disperate Salvini e Di Maio dovrebbero avere paura del clima d’odio che loro stessi hanno seminato e continuano a nutrire. Mi auguro che i responsabili siano rintracciati quanto prima”. “Questa è una spirale d’odio che va fermata assolutamente, prima che sia troppo tardi”, ha concluso.

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