Erano reduci di guerra, studenti in cerca di emozioni, futuristi in libera uscita, irredentisti sinceri e avventurieri vari. Gli Arditi gridavano “Me ne frego”, e la loro canzone di marcia, “Giovinezza”, sarebbe a breve diventata l’inno ufficiale del fascismo. Il Vate li esortava a colpi di “A noi” ed “Eia! Eia! Eia! Alala”. Anche queste, di lì a poco, sarebbero assurte a parole d’ordine di una dittatura.

Il 12 settembre del 1919, guidati da Gabriele D’Annunzio, oltre duemila ribelli entrarono nella città di Fiume, oggi croata, annettendola all’Italia. Questo governo sarebbe durato quindici mesi, spiazzando i contemporanei per certi esperimenti socio-politici così come per la promiscuità sessuale, i look variopinti e l’alcol e la cocaina che scorrevano a fiumi. Cent’anni esatti dopo, fa discutere la decisione della Regione Abruzzo di celebrare l’“Impresa di Fiume” con un evento che costerà alle casse pubbliche 150mila euro. La kermesse si svolgerà a settembre a Pescara, la città natale dello scrittore. Arte, sport, musica e cultura dovrebbero essere i risvolti di questa rievocazione, affiancata da iniziative di gemellaggio con la Repubblica di Croazia e la città di Rijeka, l’antica Fiume.

La somma sarà reperita così: 100mila euro saranno “prelevati dal capitolo di spesa sul trattamento economico del personale in comando da altra amministrazione”, i restanti 50mila “dal rimborso quota capitale per i mutui del settore trasporti”. La delibera porta la firma del presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri (Forza Italia), di Guerino Testa (capogruppo di Fratelli d’Italia) e di Luca De Renzis e Vincenzo D’Incecco (consiglieri della Lega). Soddisfatto del provvedimento anche il nuovo governatore abruzzese Marco Marsilio, pure lui del partito di Giorgia Meloni.

“Quest’iniziativa lascia perplessi non per la scelta di affrontare un argomento a lungo colpevolmente sottovalutato come quello della Repubblica di Fiume, ma perché sul progetto al centro del sostanzioso contributo non c’è chiarezza. C’è il timore che dietro tutto questo possa nascondersi null’altro che una celebrazione sovranista, sostenuta da interventi su misura di studiosi di un unico orientamento storiografico”, ha protestato il capogruppo del Partito Democratico Silvio Paolucci. È in parte critico anche il senatore abruzzese del Movimento 5 Stelle Primo Di Nicola, che scrive: “Il Centenario della presa di Fiume, con tutto quello che allora significò e che oggi ancora può significare, merita l’attenzione della Regione Abruzzo. Bene ha fatto, perciò, il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri a mettere in calendario l’evento. Farei però attenzione ad usare il termine ‘celebrazioni‘, che è cosa diversa dal ricordare e studiare e ci farei attenzione soprattutto in un caso come questo, visto l’uso retorico che di quell’impresa si fa in chiave nostalgica, troppo spesso. Per ridare smalto al fascismo delle origini (e non solo), recuperandolo magari nel mito equivoco del suo rivoluzionarismo”.

Difende invece a spada tratta il progetto Lorenzo Sospiri: “Gabriele D’Annunzio è stato il più grande testimonial dell’Abruzzo nel mondo, e questa legge è una vetrina per tutta la nostra regione, non solo per Pescara. Abbiamo immaginato una celebrazione di quella che fu la vicenda di Fiume per mezzo di una rigorosa ricostruzione storica. Derubricare questa esperienza a vicenda fascista è un falso storico. D’Annunzio non era né di destra né di sinistra: fu un grande abruzzese, e basta”.

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