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Chernobyl, uno dei “liquidatori eroi” vede la serie tv e si suicida: “Gli avevano negato la casa popolare”

Puntata dopo puntata infatti, si è accesa in lui l'umiliazione subita tanti anni prima, quando, a differenza degli altri eroi che erano con lui, il governo sovietico non gli concesse un alloggio pubblico per sé e per i suoi cinque figli

di F. Q.

Abbiamo visto tutti la serie di Chernobyl. Papà osservava le scene e ricordava con dolore tutti i momenti che ha dovuto attraversare. C’erano le lacrime nei suoi occhi mentre guardava Chernobyl”. A rivelarlo al Daily Mail è Gaukhar Zhusupov, la figlia 25enne di Nagashibay Zhusupov, uno degli eroi che lavorò per mettere in sicurezza il reattore 4 subito dopo la terribile esplosione nucleare del 26 aprile del 1986 e che dopo aver rivissuto quei terribili momenti proprio grazie alla serie tv di Hbo si è suicidato. L’uomo non ha retto infatti all’emozione e ai ricordi e ha deciso di togliersi la vita. Puntata dopo puntata infatti, si è accesa in lui l’umiliazione subita tanti anni prima, quando, a differenza degli altri eroi che erano con lui, il governo sovietico non gli concesse un alloggio pubblico per sé e per i suoi cinque figli.

Nagashibay Zhusupov, 61 anni, era originario del Kazakistan, dove lavorava come contadino, e da lì era arrivato di corsa a Chernobyl dopo esser stato precettato dal governo come “liquidatore”, ovvero quegli operai che per primi furono chiamati sul sito per limitare la diffusione delle radiazioni nucleari conseguenza dell’esplosione del reattore 4. Una volta tornato in patria dopo aver svolto il suo dovere però, non ha ricevuto nessun riconoscimento e, nonostante le sue condizioni di salute fossero drasticamente peggiorate, è stato costretto a vivere in un dormitorio con la famiglia perché lo Stato gli aveva negato una casa popolare. Così, la depressione per quanto accaduto gli si è riaccesa vedendo la serie e qualche giorno fa è salito sul tetto di un edificio di cinque piani ad Aktobe, in Kazakistan e si è gettato di sotto.

“Mio padre ha guardato la serie della Hbo con le lacrime agli occhi, perché gli ha riportato alla mente i ricordi dolorosi del suo sacrificio. Il governo ha rifiutato di concederci uno dei suoi alloggi popolari e questo lo ha ferito in maniera irreparabile”, ha raccontato la figlia. Non solo, a pesare a Zhusupov è stato anche il fatto che, dopo il disastro di Chernobyl, non è stato congedato con una pensione accettabile, ma ha continuato a lavorare in altre centrali nucleari nonostante i crescenti problemi di salute, operando per anni nel sito di test nucleari sovietici a Semipalatinsk, in Kazakistan, e incassando un solo assegno mensile di circa 140 euro al mese.

Anche i suoi amici – riferisce ancora il Daily Mail — sono convinti che l’uomo si sia ucciso perché, rivedendo i fatti in tv, “si è sentito ingannato”. Viveva in povertà, senza una vera casa”, hanno raccontato. Bakitzhan Satov, presidente della associazione dei “liquidatori” di Chernobyl, ha spiegato che Zhusupov aveva fatto, come altri veterani di Chernobyl, domanda di assegnazione di un alloggio popolare ma questa gli era stata respinta. “Credeva che fosse suo diritto, un riconoscimento doveroso per il suo sacrificio. Eppure, dopo dieci anni di attesa di una casa, ha scoperto che il suo nome era stato cancellato dalla lista. Questo lo ha distrutto. Ha tentato una causa legale, per vedersi riassegnato il suo posto in lista d’attesa. L’ultima volta che l’ho visto, era profondamente rammaricato per non aver potuto ottenere un appartamento. Credo che si sia buttato giù da un palazzo in un momento di disperazione, perché per molti anni non è riuscito a ottenere una casa adeguata”.

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