Il 68% è convinto di avere beneficiato dall’appartenenza all’Unione europea e il 56% crede che a Bruxelles la voce degli elettori conti. Hanno votato spinti dal senso civico e i temi che hanno più a cuore sono economia e cambiamento climatico. E se le ultime Europee sono quelle che hanno avuto la più alta partecipazione dal 1994 arrivando al 50,6% (+8 punti rispetto al 2014, anche se in Italia è calata di tre punti rispetto a cinque anni fa) il merito è dei giovani, cresciuti del 50%, e degli elettori al primo voto. È il quadro che emerge dal sondaggio post-elettorale di Eurobarometro commissionato dal Parlamento europeo, dove spicca anche un rilevante dato di fiducia: rispetto a cinque anni fa, molti più cittadini hanno votato anche perché a favore dell’Ue (25%, +11 punti percentuali), e perché ritengono di poter cambiare la situazione col loro voto (18%, +6). Se però guardiamo all’Italia, resta il paese più euroscettico: la convinzione di avere beneficiato dall’Unione europea aumenta di un punto rispetto a febbraio/marzo 2019 ma si conferma la più bassa tra i 28, al 42% e di 26 punti sotto la media Ue. Penultimi in classifica i bulgari, preceduti dai britannici. I più entusiasti invece sono i lituani con il 91%. Solo il 38% degli elettori, poi, è convinto che la voce dell’Italia conti in Ue: un dato inferiore di 18 punti rispetto alla media europea, ma che registra +12 rispetto a quattro mesi fa. Priorità per il 55% degli elettori italiani è il tema della crescita.

 

Focus giovani – Nella fascia 16/18 (a 16 anni infatti si può votare in Austria e Malta, e a 17 in Grecia) e 24 anni, il 42% è andato a votare, quando nel 2014 era soltanto il 28%. E poi c’è l’aumento dell’affluenza degli elettori in fascia di età 25-39 anni, che è passata dal 35% del 2014 al 47% (+12 punti). Gli incrementi maggiori sono dati dagli elettori nel cuore dei paesi Visegrad (Polonia, +22, Ungheria +14), ma anche in Romania (+19), Spagna (+17), Austria (+15).

Le ragioni del voto – In 27 Stati membri, i cittadini hanno votato principalmente perché lo considerano un dovere civico (il 47% in Italia, a fronte di una media Ue del 52%). Soltanto in Olanda il motivo principale è stato perché i cittadini devono sempre votare. Se prendiamo in considerazione tutti i 28, sono aumentati rispetto al 2014 quelli che hanno votato perché sono a favore dell’Ue, in particolare in Germania (39%, +14), Irlanda (27%, +15), e Spagna (23%, +15). Una nota positiva anche per l’Italia dove questo valore aumenta di 14 punti, anche se si ferma al 23%, due punti sotto la media Ue.

L’interesse degli elettori è principalmente concentrato su economia e crescita (44%, considerate in 16 paesi come il motivo più importante), cambiamento climatico (37%, priorità in otto paesi), e i diritti umani e la democrazia (37%). Il 36% degli intervistati ha citato “il modo in cui l’Ue dovrebbe lavorare in futuro” come questione di primaria importanza, mentre il 34% il tema immigrazione. Guardando più da vicino le priorità, i paesi in cui quelle economiche sono prevalenti sono Grecia, Croazia, Irlanda, Portogallo, Lituania e Italia. Il tema dell’ambiente è invece cruciale per gli elettori di Danimarca, Svezia, Olanda e Germania, mentre l’immigrazione prevale a Malta e in Belgio e il futuro dell’Europa interessa agli elettori di Repubblica ceca e SlovacchiaChi ha espresso il proprio voto perché in disaccordo con l’Unione Europea sono stati in particolare Regno Unito (rappresentato a Bruxelles perché ancora in stallo sull’accordo Brexit), Belgio e Romania.

Metodologia: Sondaggio di Eurobarometro 91.5. I 27.464 interpellati sono stati intervistati faccia a faccia da Kantar, per il Parlamento europeo, in tutti i 28 Stati membri, selezionati fra la popolazione generale con un’età pari o superiore ai 15 anni. Le domande sono state poi filtrate sui partecipanti in età di voto di 18 o più (eccetto 16 in Austria e Malta, e 17 in Grecia). Il sondaggio è stato svolto dal 7 al 26 giugno 2019.

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