C’è correlazione tra la morte di Antonio Stano, il pensionato 66enne di Manduria morto il 23 aprile scorso, e le violenze messe in atto da più gruppi di giovani del paese. È quanto sostiene la procura di Taranto dopo gli ultimi approfondimenti investigativi. Fino ad ora i 23 ragazzi – tre maggiorenni e 20 minorenni – indagati in due diversi filoni d’inchiesta, erano accusati di tortura, lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio. Dopo gli ultimi accertamenti, disposti dalla Procura ordinaria e da quella dei Minorenni di Taranto sulla documentazione clinica e sugli esiti dell’esame autoptico, la posizione degli indagati è destinata ad aggravarsi

Le analisi, spiega la Questura, hanno consentito di ritenere “le condotte ad oggi addebitate agli indagati una concausa nella comparsa della patologia di cui era affetto l’uomo, ulcera duodenale, favorendone peraltro il tardivo ricovero in ambiente ospedaliero, avendo ingenerato in lui un atteggiamento di paura e chiusura di tipo negativo nei confronti dell’ambiente esterno”. Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi per determinare le responsabilità di quanti, più o meno prossimi all’ambiente familiare della vittima, hanno omesso di intervenire a sostegno di quest’ultima e di chi ha aiutato gli indagati a sottrarsi alle loro responsabilità penali. 

Da anni Stano era vittima delle incursioni nella sua casa, soprattutto in ore notturne, da parte di alcuni gruppi di giovani del paese in provincia di Taranto, in un contesto che il prefetto Vittorio Saladino, in occasione dei funerali del 66enne, aveva definito di “silenzio assordante” da parte della comunità. Qualche settimana prima della morte, Stano era stato ricoverato d’urgenza per astenia e stato confusionale, quando terrorizzato e già in precarie condizioni igieniche e di salute, aveva deciso di rinchiudersi, privandosi di cibo, perché ripetutamente vittima di “incursioni” da parte del gruppo di giovani che lo sottoponevano a vessazioni, percosse, angherie ed aggressioni.

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