“Cè carnevali, lu pacciu è impacciuto lu triplu”. Si erano divertiti anche la notte di martedì grasso, quando con i volti travisati dalle maschere lo avevano preso di mira per l’ennesima volta. Un carnevale bellissimo, nell’ottica di quello che il giudice chiama un “malvagio divertimento”, per le 9 persone – un maggiorenne e 8 minorenni – arrestati nel secondo filone dell’inchiesta sulle torture ad Antonio Cosimo Stano, lu pacciu di Manduria, perché il 65enne che soffriva di un disagio psichico era impazzito il triplo, aveva avuto più paura del solito.

Dai contenuti de “L’ultima di carnali”, come avevano chiamato la loro chat, emerge, analogalmente al gruppo Whatsapp “La compagnia degli orfanelli” che aveva incastrato i primi arrestati per questa storia di angherie e sorprusi, tutta la violenza degli assalti, il gusto di vedere la sopraffazione di quel pensionato senza colpe che alla fine, stremato, aveva deciso di barricarsi dentro casa per evitare nuovi assalti e, una volta soccorso, è poi deceduto in ospedale dopo alcuni giorni. Uno solo lo scopo, secondo gli investigatori: procurarsi materiale da far girare sulle chat.

È lì, pigiando sugli schermi dei loro smartphone, che i ragazzi della baby-gang mettono a punto la loro ennesima incursione la notte del 5 marzo: decidono cosa indossare, l’ora in cui agire, a sera inoltrata, le maschere e le mazze da utilizzare. Una pianificazione vera e propria. Poi, dopo il raid che aveva spaventato Stano, erano tornati a commentare divertiti e con soddisfazione le azioni di ciascuno, e a condividere la “foto di gruppo” in cui tutti indossano delle maschere. 

Qualche indagato ha definito gli assalti delle “prove di coraggio”, semplicemente un modo per potersi sentire all’altezza degli altri, se non addirittura assumere il ruolo di leader. “Andiamo dal pazzo… se tu non vai dal pazzo non hai le palle di andare e non sei uomo”, si legge in un passaggio della chat. E poi c’era quel “malvagio divertimento” che emerge da un messaggio inviato da uno dei ragazzi sotto inchiesta: “Ci siamo divertiti, non ci possiamo lamentare”. Una “raccapricciante considerazione”, la chiama il gip del Tribunale dei Minorenni di Taranto nell’ordinanza di arresto.

Nel mirino dei 9 fermati era finito anche un altro disabile di Manduria, vicino di casa di Stano. Il branco gli aveva fatto “visita” la sera del 1° aprile: a casa sua erano arrivati in quattro, due dei quali minorenni, e lo avevano attirato fuori dall’abitazione con “frasi denigratorie e provocanti” per poi colpirlo violentemente con un calcio facendolo cadere per terra prima di sferrargli pugni che gli hanno causato lesioni permanenti alla masticazione e l’avulsione dei denti incisivi. E poi via, di nuovo a commentare in quella chat. 

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