“Le ceneri di sua nonna? Per ora le deve tenere lei. E se non le sta bene, si compri un nuovo loculo”. Da quasi 6 mesi, c’e’ tutta un’area del cimitero Flaminio di Roma inaccessibile sia ai parenti dei defunti che al personale della società capitolina che lo gestisce, l’Ama Spa. Tre palazzine off-limits a causa di criticità strutturali, i cui lavori in realtà non sono ancora iniziati, né appaltati, né tantomeno programmati. Così, le spoglie dei nuovi arrivati non possono essere messe nei loculi regolarmente acquistati, creando – oltre al dolore della perdita – anche problemi economici e pratici non indifferenti.

Il primo piano delle palazzine O-P-Q, situate in via del Clivo Tiberino, è stato interdetto all’accesso al pubblico “per ragioni di sicurezza” il 9 gennaio 2019, in seguito al sopralluogo effettuato dai Vigili del Fuoco. Ma da quel momento non è stato mosso un dito, nonostante le infiltrazioni siano visibili anche ad occhio nudo. “L’art. 9.4 del vigente contratto di servizio – si legge in un cartello apposto sopra la recinzione – attribuisce la competenza in tema di manutenzione straordinaria a Roma Capitale: Ama pertanto non ha facoltà di intervenire se non a seguito di specifici atti autorizzativi di Roma Capitale”.

Si legge anche che “Ama ha presentato al Dipartimento Tutela Ambientale in data 26.07.2017 l’atto di asseverazione prot. 17331 per il progetto di manutenzione straordinaria delle coperture degli edifici loculi e che, a tutt’oggi, si è in attesa degli atti autorizzativi e dei relativi finanziamenti”. Tradotto: “Non è colpa nostra, prendetevela con il Comune”.

Va ricordato che Ama spa è una municipalizzata il cui 100% delle quote appartengono proprio a Roma Capitale. Nonostante questo, fra i due Enti esiste un contenzioso di almeno 18 milioni di euro sui servizi cimiteriali, deflagrato – come noto – in una polemica che ha portato alla cacciata del cda di Ama e alle dimissioni, tre mesi fa, dell’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari (tutt’ora non sostituita).

Contattato da IlFattoQuotidiano.it, l’ufficio stampa di Ama conferma tutto. “C’e’ stato un sopralluogo nelle scorse settimane – ci spiegano – cui hanno partecipato tecnici del Dipartimento Ambiente e di Ama. Si sta capendo quali lavori vanno effettuati”. Il dato è che a quasi sei mesi di distanza, non solo non c’è il bando per i lavori di ristrutturazione ma ancora non si ha idea di quale sia il danno da riparare. Dagli uffici capitolini preposti, invece, non è stato possibile fin qui avere risposta.

All’interno del cimitero più grande d’Europa per estensione, che ospita le salme di circa 1,5 milioni di defunti, lo stallo colpisce circa 1.800 loculi, appartenenti ad altrettante famiglie. Ognuna con le sue storie. Come quella di Simone, la cui nonna 95enne è venuta a mancare pochi giorni fa. La donna aveva lasciato detto ai familiari che avrebbe voluto essere cremata e che le ceneri sarebbero dovute essere depositate all’interno del loculo dove riposa, ormai da molti anni, il marito. Una tomba che la famiglia aveva da poco rinnovato per i prossimi 30 anni, al prezzo di 1.300 euro. Senza poterne usufruire, però, perché le spoglie della nonna per ora non vi possono essere riposte.

“Ci hanno proposto l’affido in casa delle ceneri – racconta Simone a IlFattoQuotidiano.it – con un esborso di 150 euro”. L’affido in casa, in realtà per la legge italiana è meno “suggestivo” di quanto si possa pensare: l’urna deve essere sempre custodita, 24 ore su 24, da almeno uno dei familiari affidatari. “L’alternativa è l’acquisto di un nuovo fornetto e la realizzazione di una nuova lapide – dice ancora l’interessato – operazione che ci costerà qualche migliaio di euro. Mi domando quante altre famiglie si trovino nella stessa situazione”.

Da Ama confermano tutto: “Può provare a chiedere un rimborso, almeno parziale, dei costi sostenuti”, ci dicono dalla società che, per statuto, gestisce i rifiuti in città.

(foto dal sito Ama)

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