Un richiamo alla “lealtà” che sta alla base del contratto di governo tra Lega e 5 stelle e, se una rottura imminente è esclusa, una prova di forza pubblica per interrompere il clima da campagna elettorale permanente. Se fino ad ora i “basta” di Giuseppe Conte per riportare ordine nei rapporti tra i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio erano stati confinati nei vertici e in qualche pagina di retroscena sui giornali, a una settimana dalle elezioni Europee il presidente del Consiglio ha deciso di convocare i giornalisti e annunciare un ultimatum pubblico alla sua stessa squadra: “Le forze politiche diano una risposta chiara e rapida e dicano se vogliono andare avanti”. Mai il governo Lega-M5s era arrivato a un punto di tale crisi: “Non mi presterò a vivacchiare per prolungare la mia presenza a Palazzo Chigi. Molto semplicemente rimetterò il mio mandato”, ha minacciato Conte. Neanche il tempo di terminare la conferenza stampa che Matteo Salvini ha risposto a distanza: “La Lega c’è, andiamo avanti”, è stato il concetto espresso nei suo Tweet. E Conte, sollecitato dai cronisti a Palazzo Chigi, si è limitato a commentare: “Allora vediamoci”. Luigi Di Maio ci ha messo quasi un’ora a pubblicare la sua nota: “Dobbiamo cambiare ancora tante cose”, ha detto. Ma ha anche fatto delle richieste, tra cui che smettano gli “attacchi ai ministri 5 stelle”. Quello che è chiaro è che uno dei prossimi terreni di scontro sarà, volenti o nolenti, la discussione sui vincoli Ue. Perché se Conte ha ribadito la necessità dell’equilibrio dei conti, visto che le regole “finché non riusciamo a cambiarle restano in vigore”, Salvini ha ribattuto che invece il voto alle Europee è “già stato chiaro sul punto”.

Il discorso di Conte ha avuto come obiettivo anche quello di aprire la fase 2 del governo, che, stando alle premesse, non sarà influenzata solo dalla vittoria elettorale della Lega alle Europee, ma anche dalla volontà del premier di prendere maggiore posizione per arginare il conflitto perenne messo in campo dai due vice. E proprio a proposito del clima politico nel Paese ha voluto condannare l’esasperazione dei continui botta e risposta: “Avevo sottovalutato io stesso”, ha detto, “l’influenza delle tornate elettorali. Il mio motto è sobri nelle parole e operosi nelle azioni. Se continuiamo nelle provocazioni per mezzo di veline quotidiane, nelle freddure a mezzo social, non possiamo lavorare”. E tra gli episodi di maggiore tensione che Conte ha voluto citare c’è la stesura della lettera di risposta alle osservazione di Bruxelles: “Tutti i problemi”, ha detto, “anche i più spinosi si possono affrontare, serve un clima di cooperazione e forte condivisione, in un clima in cui non ci sono questi presupposti difficilmente si possono affrontare sfide così delicate con una probabilità alta di successo. Leale collaborazione vuol dire che se il ministro dell’Economia e il presidente del consiglio dialogano con l’Ue per evitare una procedura d’infrazione che ci farebbe molto male, le forze politiche non intervengono ad alterare quel dialogo riducendo quella trattativa a terreno di provocazione”. Proprio oggi la procura di Roma ha aperto un fascicolo in seguito alla denuncia di Tria per fuga di notizie e dopo le tensioni sulle bozze di venerdì 31 maggio. Anche per questo serve, secondo Conte, un rinnovo della lealtà e maggiore fiducia tra le parti: “Non è questione di rapporti personali”, ha chiuso, “è un problema di spirito di coesione, se non recuperiamo lo spirito di coesione del primo anno è difficile continuare”.

Al termine della conferenza stampa Conte ha risposto alle domande e in particolare ha parlato della sua posizione su uno degli argomenti più divisivi per il governo: l’Alta velocità Torino-Lione: “Ho detto che la Tav oggi così com’è non la farei”, è stato il suo commento. “Non la trovo conveniente ma mi ritrovo in fase di attuazione del percorso e o trovo un’intesa con la Francia e la Commissione europea o il percorso è bello e segnato“. E ha aggiunto: “C’è un contratto di governo. Poi c’è un metodo di lavoro: non ci si sveglia dall’oggi a domani e si dice si fa così. Non è che per mesi si attende l’analisi costi-benefici senza discutere e poi si dice ‘bisogna farla punto’. Non funziona così”, ha detto. “Siccome c’è un accordo e delle leggi del Parlamento molto responsabilmente ho parlato con Macron e poi mandato il mio ministro dal ministro francese. Un altro passaggio ci sarà a breve con la Commissione Ue. All’esito di queste conclusioni trarremo le fila”.

L’esordio: “Il governo compie un anno. Io ho accettato l’incarico pur consapevole di essere privo di una mia forza politica di sostegno”
Che Conte avrebbe voluto parlare ai giornalisti per mettere un argine alla lotta a mezzo stampa tra i due vicepremier era già trapelato alla fine della scorsa settimana. Poi le fughe di notizie sulla lettera di Bruxelles e pure le polemiche sulla festa della Repubblica di domenica tra lo stesso Salvini e il presidente della Camera M5s Roberto Fico lo hanno convinto che il discorso pubblico fosse l’unica strada. Ha scelto lunedì 3 giugno, data non secondaria perché concomitante con il primo compleanno dell’esecutivo: “Sabato (domenica ndr) è stata la festa della Repubblica e il primo compleanno del mio governo”, ha esordito. “Nel 2018 abbiamo prestato giuramento. Ricordo che l’insediamento è stato accompagnato da molto entusiasmo sincero da parte della gente comune, e molto scetticismo degli opinionisti che si sono tradotti in annotazioni critiche, appuntate soprattutto su aspetti come aver posto a base dell’azione un vero e proprio contratto e che alla guida fosse stato posto una terza figura investita del compito di garanzia dell’attuazione del contratto e operare sintesi politica”. Nella lunga introduzione Conte ha voluto non a caso ribadire la centralità del contratto Lega-M5s come l’unico strumento capace di dirimere le controversie tra soci così diversi in molte delle loro convinzioni: “Ho sempre ritenuto che il contratto fosse un elemento di forza del governo: è la modalità più lineare e trasparente per dar vita a un governo tra due distinte forze politiche con contenuti programmatici diversi e contesti valoriali distinti. Mi sono determinato ad accettare l’incarico perché, pur consapevole di essere privo di una mia forza politica di sostegno, ho ritenuto di poter attingere dall’articolo 95 della Costituzione e alle prerogative ivi indicate, che definiscono ruolo e poteri del premier”. Quest’ultima specificazione non è un caso: proprio nelle scorse settimane di tensioni hanno spinto alcuni esponenti della Lega (anche nomi importanti come il sottosegretario Giorgetti) a mettere in dubbio la parzialità del premier in quanto figura scelta e voluta dal M5s. Conte ha voluto specificare la sua distanza da entrambe le forze e segnare la sua neutralità. “Il giuramento da presidente del Consiglio sulla Costituzione sarà sempre il faro della mia azione come premier”. E ha ricordato che, nell’assumere l’incarico, ha giurato fedeltà alla Repubblica “e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”.

Il disagio per il clima politico e l’appello per una “fase due”. E cita Sblocca cantieri e decreto Crescita, ma anche flat tax, conflitto di interessi e Autonomia
Il premier ha ammesso di aver sottovalutato il peso delle elezioni nell’azione del governo degli ultimi mesi: “L’esperienza di governo ha dovuto convivere con un ciclo serrato di tornate elettorali con campagna elettorale pressoché permanente e ne ha risentito il clima di coesione delle forze di governo. Io stesso avevo sottovalutato questo aspetto. In particolare il voto delle Europee, molto complesso, ha accreditato l’immagine di uno stallo nell’attività di governo: questa è una falsità, il governo ha continuato a lavorare perché è iniziata la fase due, dopo la fase uno”.

Ha iniziato parlando di quanto realizzato: “Nel primo anno di legislatura siamo intervenuti contro la crisi economica decennale e alle misure di rigore: reddito di cittadinanza e quota 100 sono state un vero e proprio patto sociale al fine di recuperare gli smarriti, i cittadini sfiduciati”, ha detto. “Un Paese non può avere sviluppo se fasce della popolazione rimangono ai margini. Siamo intervenuti sulla sicurezza e per contrastare la tratta criminale degli esseri umani, abbiamo introdotto lo spazza-corrotti, modificato l’articolo 416 ter sullo scambio elettorale politico-mafioso”. Misure che il premier non ha considerato come “esaurite”, ma da implementare e migliorare: “Dobbiamo accompagnare il reddito di cittadinanza con una forte campagna di controlli” per evitare abusi. “Lo stesso vale per il decreto Sicurezza”, ha scandito Conte evidenziando la necessità di attuare “più incisive politiche integrazione”.

Quindi ha citato i due provvedimenti più delicati di queste ore e nel merito dei quali ha poi visto i rappresentanti di Lega e 5 stelle: “Il decreto legge Sblocca cantieri e quello Crescita costituiscono due passaggi determinanti del contratto del governo”, ha detto. “Siamo fortemente orientati a rafforzare il piano di investimenti e stiamo lavorando per ammodernare le infrastrutture per l’ammodernamento delle opere pubbliche”. Il governo dovrà varare “una più organica riforma del fisco, non limitata alle aliquote, ma estesa a una relazione più equa tra amministrazione e contribuente”. Su questo punto Conte ha risposto anche alle domande dei giornalisti, ribadendo la necessità di far entrare la flat tax in una riforma generale: “Serve perseguire una giustizia tributaria più efficiente, su cui lavoro con il ministro Bonafede. Lavoreremo senz’altro alla flat tax ma c’è una riforma organica del fisco di cui il Paese ha bisogno, che attende da anni”.

Tra i provvedimenti da mandare avanti Conte ne ha citati due e, rispettivamente, il primo che sta a cuore ai 5 stelle e il secondo su cui spinge la Lega: “Dobbiamo lavorare a una legge sul conflitto d’interessi, una legge che il Paese aspetta da decenni, dobbiamo contrastare questo virus epidemico che incancrenisce”. E pure: “Il nostro cantiere riformatore è aperto e stiamo lavorando per attuare l’Autonomia differenziata e io stesso intendo dare massimo impulso al lavoro in corso, per trasferire competenze alle regioni avendo cura di evitare che il legittimo processo riformatore aggravi il divario tra nord e Sud”.

Il vero scontro rimane sui vincoli Ue. E secondo Conte, il punto di partenza deve essere chiaro: la prossima manovra dovrà mantenere un “equilibrio dei conti” perché “le regole europee rimangono in vigore finché non riusciremo a cambiarle”. Per proseguire nelle riforme, serve una forte “condivisione”: “Chi conosce i mercati sa che per preservare la fiducia occorrono parole univoche e chiare da parte degli esponenti del governo e dei parlamentari di maggioranza. Dobbiamo lavorare a una manovra economica che si preannuncia complessa, basata su un’incisiva spending review e su tax expenditure. Saremo chiamati a scelte delicate ma che richiedono forte condivisione” nel governo, nel rispetto “dell’equilibrio dei conti. Rimaniamo esposti alla fiducia degli investitori per il nostro debito”.

Il richiamo sui toni: “Non posso essere certo sulla durata del governo, non dipende solo da me”
Tutta la parte finale del discorso di Conte è stato rivolto alle forze politiche perché si rendano conto che, seppure siano cambiati gli equilibri interni, seguano i canoni di sobrietà ed evitino le provocazioni continue. “I provvedimenti che il governo deve mettere in campo richiedono visione, coraggio, tempo, impongono di uscire dalla dimensione della campagna elettorale e entrare in una visione strategica e lungimirante, diversa dal collezionare like nella moderna agorà digitale”, ha continuato il premier. “Purtroppo il clima elettorale non si è ancora spento, è un clima che non giova all’azione di governo. La Lega ha riscosso un successo significativo e i 5 stelle ne sono usciti penalizzati” dalle europee. “Trattandosi di una consultazione europea non ha ricadute dirette nella distribuzione delle forze rappresentate nel nostro parlamento, ma le forze politiche sono comunità di donne e uomini e quindi i risultati provocano esaltazione nei vincitori e delusione negli sconfitti. Non posso essere certo della durata del governo: non dipende solo da me”.

Per Conte interrompere i botta e risposta via social è il primo passo per dimostrare che il governo Lega-M5s è davvero l’esecutivo del cambiamento: “Il mio motto è sobri nelle parole e operosi nelle azioni. Se continuiamo nelle provocazioni per mezzo di veline quotidiane, nelle freddure a mezzo social, non possiamo lavorare. I perenni costanti conflitti comunicativi pregiudicano la concentrazione sul lavoro. Io stesso voglio impegnarmi di più ma le polemiche inutili sottraggono energie preziose. Per questo mi rivolgo direttamente ai cittadini. Abbiamo promesso che questo è il governo del cambiamento, e posso ribadire che sino all’ultimo giorno lo sarà negli intenti e nella determinazione con cui perseguiremo i vostri interessi”.

In coda, prima di chiudere, Conte ha rivolto quindi un ultimatum pubblico alle forze di governo: “Chiedo quindi a entrambe le forze politiche a in particolare ai loro leader di operare una chiara scelta e di dirci se hanno intenzione di proseguire nello spirito del contratto. Personalmente resto disponibile a lavorare nella massima determinazione di un percorso di cambiamento. Ma non posso compiere questa scelta da solo. Le due forze politiche devono essere consapevoli del loro compito. Se ciò non dovesse esserci non mi presterò a vivacchiare per prolungare la mia presenza a palazzo Chigi. Molto semplicemente rimetterò il mio mandato. È compito delle forze politiche decidere se far proseguire e come l’azione di governo. Chiedo una risposta chiara inequivoca e rapida. Il Paese non può attendere”.

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