Arriva ai playoff forte di 23 vittorie e 7 sconfitte. Ma ben sei (una a tavolino) sono arrivate nel girone di ritorno, quattro delle quali contro squadre (Brindisi, Sassari, Venezia e Cremona) ai nastri di partenza per scippare lo scudetto ai biancorossi. Sulla carta contano poco: un po’ perché l’Armani Exchange è stata impegnata a lungo in Eurolega e un po’ perché in una serie di playoff al meglio delle 5 (e in finale 7) partite mettere più volte sotto la squadra allenata da Simone Pianigiani è impresa ardua. Assente – almeno all’inizio del quarto contro Avellino – sarà Mike James, l’uomo in più in fase realizzativa: una chiamata alle armi per chi (italiani in primis) durante la stagione regolare ha avuto meno spazio. La pressione è tutta sulle spalle di Milano, già affondata (male) in Coppa Italia: vincere o fallire, non ci sono vie di mezzo. La prima avversaria è Avellino, ottava ma con un roster che sulla carta avrebbe potuto aspirare a molto di più.

L’UOMO IN PIÙ
Detto di James e premesso che Milano è la squadra con il collettivo migliore e con il maggior numero di giocatori in grado di ‘cambiare’ la partita, l’uomo con la marcia in più quando la palla inizia ad avere un peso specifico alto è Curtis Jerrells. La guardia americana, classe 1987, è colui che ha dato il là al primo successo di Milano con la tripla all’ultimo secondo sul campo di Siena in gara-6 della finale scudetto 2014 che scucì il tricolore dalle maglie di una squadra che lo esibiva da anni e sarebbe scomparsa di lì a pochi giorni. Anche in questa stagione ha già risolto diverse partite: quando Milano sarà in difficoltà, sa già da chi andare.

LA STORIA
In Italia arrivò tanti anni fa. Non a Milano, non in Serie A. Nemmeno in A/2. Ma in terza serie. Lo scoprì la Paffoni Omegna, ma anche nei mesi in cui il playmaker di Portland faceva impazzire i suoi tifosi e le difese avversarie, ai piani superiori del basket italiano nessuno corse a blindarlo per la stagione successiva. Era il 2013. Mike James è tornato in Italia solo a settembre dopo aver giocato due anni col Saski Baskonia, aver vinto due campionati in Grecia con il Panathinaikos ed essersi goduto la Nba con Phoenix Suns e New Orleans Pelicans. Era sul lago d’Orta e costava poco: per percorrere i 112 chilometri che lo separavano dal Forum di Assago è dovuto finire dall’altra parte dell’Oceano.

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