Non perde dal 10 marzo, quando venne piegata da Venezia. Da allora ha inanellato 9 vittorie consecutive in campionato e conquistato (senza perdere mai) la Fiba Europe Cup. Si spiega così la risalita prepotente della Dinamo Sassari che nell’ultima giornata, grazie al successo su Cantù e il k.o. di Brindisi in casa contro Trento, è riuscita ad acciuffare il quarto posto che vale il vantaggio del fattore campo nei quarti proprio contro i pugliesi. Inutile girarci attorno: la svolta è coincisa con l’arrivo in panchina di Gianmarco Pozzecco, la Mosca atomica del basket italiano, al posto di Enzino Esposito. Il tempo di entrare in maniera dirompente nello spogliatoio e l’argento olimpico ha trasformato la squadra. Che ha grandi potenzialità (Rashawn Thomas, Jack Cooley, Dyshawn Pierre, Jaime Smith) ma per mesi non le aveva mai espresse. Così Sassari arriva ai playoff sulle ali dell’entusiasmo e, quindi, da mina vagante.

L’UOMO IN PIÙ
Centimetri, chili, tecnica ed esperienza: Jack Cooley, pivot americano di 208 centimetri e 124 chili, sarà il perno dei playoff di Sassari. È l’uomo in grado di spostare gli equilibri per l’alto rendimento (14.5 punti e 9 rimbalzi) a fronte di un minutaggio medio (25′). La sua gestione sarà la chiave perché giocare ogni due giorni per il 28enne di Evanston non è semplice a causa della stazza fisica, ma allo stesso tempo ha di fronte un pari ruolo (John Brown III) con caratteristiche opposte. Chi sarà capace di imporre la propria zona di campo – più o meno vicino al canestro – ha grandi chance di orientare la serie.

LA STORIA
I giocatori italiani girano come trottole di squadra in squadra, anno dopo anno. Giacomo Devecchi, anni 34, è arrivato a Sassari che ne aveva 21 e non se n’è più andato. Una bandiera. Arrivò nell’allora Legadue e fu tra i protagonisti della promozione in Serie A. Sull’isola ha vinto un campionato, due Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e la Fiba Europe Cup. In questa stagione ha giocato poco e segnato ancor meno. Ma per “Jack”, en passant cugino di Danilo Gallinari, non è mai stato un problema: la sua attenzione è sempre stata rivolta altrove. Non a caso è soprannominato il “ministro della Difesa”.

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