In teoria puntava a una tranquilla salvezza, in pratica ha stravolto i piani e ha chiuso la stagione regolare con due vittorie ogni 3 partite. Nel frattempo ha anche conquistato la sua prima Coppa Italia nella Final Eight di Firenze. Due anni fa era retrocessa in A/2, poi è stata ripescata e ha subito conquistato i playoff. Il merito? Di Meo Sacchetti, coach della Nazionale che aveva scelto di allenare in seconda serie. In estate, assieme al general manager Gianmaria Vacirca, ha pescato bene nel sottobosco dei campionati europei e delle leghe di sviluppo americane: ha innestato Drew Crawford, votato come miglior giocatore della stagione, il centro Mangok Mathiang, capace di spostare gli equilibri appena ha capito dove era atterrato dopo i mesi in G-League, e scoperto in Finlandia Wesley Saunders, equilibratore silenzioso. Tutto possibile grazie alla filosofia di Sacchetti (correre e tirare molto, complessità tattica assai meno frequente) e alla guida di Travis Diener, anni 37 anni e già ritiratosi per 3 prima di tornare dal suo “coach preferito” e regalare nuove magie. Attorno a tutto ciò è aumentato il valore di talentini come Michele Ruzzier e Vojislav Stojanovic. Risultato? Sacchetti miglior allenatore della Serie A e attenti a Cremona.

L’UOMO IN PIÙ
In famiglia le tradizioni erano altre: il papà di Drew Crawford, Dan, è uno degli arbitri più importanti nella storia della Nba dove è stato in campo per 33 anni. Carriera nella High school più nota per la media voto (A+) che per le prestazioni in campo, l’ala si è costruita con il lavoro in palestra. E lo scorso anno in Israele con la maglia del Maccabi Rishon LeZion ha chiuso con oltre 16 punti, 4.8 rimbalzi e 2 assist di media tirando con percentuali alte e giocando con costanza (28 volte su 32 ha segnato più di 10 punti). Prestazioni replicate in Italia, dove ha già vinto il titolo di Mvp delle finali di Coppa Italia e della stagione regolare. Cosa sa fare in particolare? Vallo a capire. Cosa riesce a fare? Tutto.

LA STORIA
Il viaggio di Mangok Mathiang è iniziato a 5 anni in Sud Sudan, quando è fuggito prima in Egitto e poi verso l’Australia. L’incontro con la pallacanestro è arrivato molto dopo, quando aveva 16 anni e già quasi tutti i suoi 208 centimetri: a sua madre non andava a genio la sua passione per il football australiano e lo ha quindi dirottato verso il campo da basket. Neanche due anni dopo è già negli Stati Uniti, completa gli studi liceali in Illinois e viene scelto dal college di Lousiville, dove allena una leggenda della Ncaa come Rick Pitino. Scampoli di Nba, molto tempo nella squadra satellite degli Hornets. Poi l’arrivo in Italia, poco dopo aver completato il viaggio: in estate è tornato in Sud Sudan per riabbracciare suo padre. Non si erano mai più visti dal momento della fuga.

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