Quinto posto con diciotto successi e 12 sconfitte nelle 30 giornate di stagione regolare: curriculum impronosticabile per una squadra che lo scorso anno si era salvata dopo mesi di agonia. I meriti sono in primis del ds Simone Giofrè e di coach Frank Vitucci. Il primo ha costruito un gruppo solido pescando benissimo in A/2: John Brown III, premiato come giocatore rivelazione dell’anno, e Riccardo Moraschini, eletto miglior italiano della 2018/19, mixando il tutto con uomini di esperienza e carisma come Adrian Banks e Jeremy Chappell. Il coach ha fatto il resto, cucendo attorno ai quattro lo spirito di squadra che ha moltiplicato i valori. Nasce così la stagione sorprendente di Brindisi, sublimata dalla finale di Coppa Italia. Il vantaggio è la mente sgombra, il rischio è quello di arrivare ai playoff con il fiato corto a causa dello sforzo degli ultimi mesi, nei quali l’Happy Casa ha dovuto far meno a lungo di Wes Clark e nelle ultime settimane di Jakub Wojciechowski ed Erik Rush. In extremis ha innestato Phil Greene IV, già visto in A/2 a Derthona e Verona: Giofrè è andato a pescare nell’acqua che gli ha regalato maggiori soddisfazioni.

L’UOMO IN PIÙ
La punta di diamante è Adrian Banks, scudiero di Vitucci già a Varese e Avellino, ma il vero ago della bilancia sarà il rendimento di John Brown III. Il pivot (si fa per dire…) dovrà subito vedersela con Jack Cooley, roccioso centro di Sassari. In stagione regolare non ha praticamente mai fallito in toto una partita – tranne a Reggio Emilia – grazie a un modo di giocare (“da 6” lo ha definito Vitucci per sottolineare il suo modo inusuale di giocare) che porta i suoi pari-ruolo a scontrarsi in zone del campo poco congeniali. Atletismo e velocità di gambe fanno il resto: nelle 30 partite giocate ha messo a segno 14.5 punti e catturato 6.7 rimbalzi di media. Nell’ultimo mese non è mai mandato sotto i 15.

LA STORIA
Se non si fosse fatto male Wes Clark, chissà di cosa staremmo parlando. Fino a quel momento, Riccardo Moraschini non aveva idea di poter giocare così a lungo e soprattutto da playmaker sfruttando centimetri e potenza di gambe. Il k.o. del compagno di squadra ha portato Vitucci a inventarsi questa mossa tattica che ha fatto sbocciare il ragazzo di Cento, eterna promessa mai fiorita del tutto. Dopo il ‘gregariato’ a Trento, il brutto infortunio al ginocchio, il purgatorio in A/2, Moraschini sembrava destinato a una stagione di “studio” per capire davvero qual fosse il suo posto. La chiude da miglior italiano del campionato: oltre 12 punti di media, tiri importanti solitamente presi dagli “americani”, tutti i record di carriera ritoccati. Non ha più paura di sbagliare, e si vede.

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