Le occasioni di scontro interne al governo giallo-verde proseguono senza soluzione di continuità, quando alle urne per le Europee manca ancora una settimana. Dai migranti con un nuovo caso Sea Watch alle inchieste che riguardano esponenti del Carroccio, fino al decreto sulla famiglia: “Possiamo dividerci su tutto ma non sulla famiglia. Su questo decreto si gioca il destino e la tenuta del governo“, ha detto il vicepremier Luigi Di Maio da Torino accusando la Lega di “ostruzionismo” per sabotare il suo provvedimento.  L’ennesimo fronte di uno scontro ormai a tutto campo, in cui Matteo Salvini ha tirato in mezzo anche il premier Giuseppe Conte sul tema degli sbarchi: “Non pensi di darmi ordini“. Tanto che in serata fonti di Palazzo Chigi hanno tenuto a puntualizzare che come previsto dall’art. 95 della Carta, il presidente del Consiglio dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Coordina l’attività di tutti i ministri, nessuno escluso. Così come è arrivato l’invito a tutti i ministri a mantenere toni adatti a chi rappresenta le istituzioni e abbandonare la dialettica da competizione elettorale in cui il premier Conte non ha intenzione di lasciarsi coinvolgere.

L’aumento delle occasioni di scontro rischia di asfaltare i provvedimenti annunciati nei giorni scorsi. Il Consiglio dei ministri di lunedì è tutt’ora in bilico e due giorni di pre consiglio – ieri e oggi – non sembrano aver portato frutti. Con ogni probabilità, i decreti sicurezza bis e famiglia approderanno sul tavolo ma solo per una discussione di massima, l’intero pacchetto verrà rinviato al dopo europee. L’ennesimo braccio di ferro M5s e Lega si è consumato infatti proprio nel pre-consiglio odierno. Prima fonti 5 stelle hanno fatto sapere che “lo staff del ministro Lorenzo Fontana sta sabotando il decreto”, poi lui ha replicato: “La mia via è più veloce”. In serata, poi, per la misura voluta dal vicepremier pentastellato sono arrivati i dubbi della Ragioneria di Stato sulle coperture al decreto, messe nero su bianco in un protocollo del Mef.

“Mi spiace notare che da diverso tempo, in particolar modo oggi, il vicepremier Di Maio dica menzogne nei miei riguardi e nei confronti dei miei collaboratori”, ne ha subito approfittato il ministro per la Famiglia Fontana citando la Ragioneria. “Gli ricordo che la menzogna è un atto di corruzione morale, indice di una predisposizione alla disonestà – ha proseguito – Di Maio non si prenda gioco di temi seri come la famiglia, che ha capito da poco essere composta da una mamma e un papà, e il calo demografico. Argomenti di cui Di Maio ha iniziato a occuparsi una settimana fa e in campagna elettorale“, ha concluso Fontana.

Per il leader M5s invece “non esistono problemi di copertura per il fondo previsto dal decreto legge per la famiglia. La norma garantirà la possibilità di accumulare tutte le risorse che non verranno utilizzate dai percettori del reddito“.  “Il meccanismo di accertamento prevederà un controllo trimestrale – ha spiegato Di Maio – che consentirà alle risorse eventualmente accumulate di confluire all’interno del fondo”. “Il primo accertamento pertanto sarà determinato già prima della conversione del decreto”, ha sottolineato.

LA CONFERENZA DEL LEADER M5S A TORINO
Ad aprire il dibattito sul dl Famiglia è stato appunto Di Maio in conferenza stampa da Torino, dove dice: “Io vedo ostruzionismo, non ‘costruzionismo’, diciamo così”, confermando le voci di fonti Cinquestelle che accusano lo staff del ministro Fontana di “sabotare” il decreto. “Io non chiedo altro che i ministeri e il Parlamento aiutino, ma un conto è contribuire al decreto, un altro è rallentarlo“, afferma il ministro dello Sviluppo economico. “Che senso ha un governo del cambiamento che non fa velocemente un decreto per destinare un miliardo di euro di risorse che avanzano alle famiglie italiane che fanno figli e oggi sono le meno sostenute di Europa”, attacca ancora Di Maio.

Per il vicepremier “ogni 10 provvedimenti di questo governo, 9 sono del M5s“. Un’accusa alla Lega di fare pochi “fatti” che Di Maio sostiene portando l’esempio della flat tax: “Io non ho ancora nulla di scritto dopo 11 mesi”. “Noi siamo pronti – continua – a portare avanti tutti i progetti di legge di coloro che fanno parte con noi del governo, ma vorremo vedere qualcosa di scritto“. E di fronte alle accuse di una campagna elettorale reciproca, il vicepremier replica: “Tutto quello che il M5s ha fatto, l’ha fatto al di là dei sondaggi“.

“Mi auguro che dopo il 26 maggio la Lega dismetta una serie di posizioni, come armi, abolizione della legge sull’aborto, donne che devono stare in casa per fare figli e non uscire più, tutta una serie di posizioni che sono inaccettabili“, aggiunge ancora Di Maio. “Negli ultimi quattro mesi – osserva il vicepremier – abbiamo visto una serie di comportamenti che non reputavamo assolutamente accettabili da parte della Lega, dal congresso di Verona alla legge per far proliferare le armi passando per un’autonomia che spacca l’Italia in due. Quando abbiamo visto questa escalation abbiamo dovuto prendere posizione“. “Abbiamo un contratto di governo ma contemporaneamente su tante cose non siamo d’accordo e se ci si sposta su posizioni di ultradestra o estremiste il nostro dovere è non permettere che questo governo si sposti su quelle posizioni“, sottolinea Di Maio.

SCONTRO A TUTTO CAMPO. DI MAIO: “PREOCCUPATO”
“Abbiamo fatto grandi cose insieme e ne possiamo fare tante altre – ribadisce Di Maio – ma se ogni occasione diventa pretesto per creare tensione sono preoccupato“. Il riferimento è appunto ai continui botta e risposta in ogni ambito, con Matteo Salvini che quest’oggi ha attaccato direttamente il presidente del Consiglio. “Nessuno pensi di riaprire i porti, nessun ministro e neanche il presidente del Consiglio pensi di ordinare a me di far entrare la nave”, ha detto riferendosi alla Sea Watch 3, con a bordo 65 persone, diretta verso Lampedusa. “In Italia nessuno sente la mancanza di un uomo solo al comando“, gli ha risposto Di Maio che più tardi ha aggiunto: “La sua prepotenza e arroganza ricorda Renzi” e “aumenta, soprattutto sull’immigrazione, quando la Lega è in difficoltà con gli scandali di corruzione“. Proprio sulla questione morale e sulle inchieste che hanno interessato esponenti del Carroccio si è consumato un altro scontro. Il M5s chiede le dimissioni di Edoardo Rixi, viceministro ai Trasporti, in caso di condanna nel processo per le spese pazze in Regione Liguria. Il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari ha risposto: “Così è complicato andare avanti”.

IL BRACCIO DI FERRO SUL DECRETO FAMIGLIA
L’ultimo braccio di ferro in ordine di tempo tra M5s e Lega si consuma in pre-consiglio dei ministri. Fonti di governo del Movimento 5 stelle fanno sapere a LaPresse che “lo staff del ministro Fontana“, nel corso del pre consiglio dei ministri, “sta sabotando il decreto Famiglia voluto da Di Maio e concordato con il Forum delle Famiglie”. “Siamo sconcertati – dicono – la Lega pur di racimolare qualche consenso e fare titolo, colpisce tutte le famiglie italiane”. Un’accusa confermata in conferenza stampa dal ministro del Lavoro: “Vedo ostruzionismo, non ‘costruzionismo’”.

“Con i miei emendamenti al decreto Crescita ho indicato al governo come dare, in tempi ragionevoli e certi, maggiore sostegno a madri e padri. Altre strade sono decisamente meno efficaci, istituiscono fondi con ‘risorse eventuali’, senza dire come e quando saranno utilizzate e rimandano a tempi lunghissimi”, replica il ministro per la Famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana. “Detto questo, con il massimo spirito costruttivo – prosegue il ministro del Carroccio – siamo a disposizione per dare tutto il nostro apporto affinché le famiglie possano avere, nell’immediato, il maggiore e più efficace sostegno”.

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