Era iniziato come un corteo rumoroso, ma pacifico: bambini, famiglie, studenti, associazioni provenienti da Taranto e da altre parti d’Italia insieme a scandire che il futuro per Taranto e per altre regioni dello stivale deve cambiare. In qualche migliaio si sono ritrovati in piazza Gesù Divin Lavoratore, nel cuore del quartiere Tamburi, e hanno sfilato percorrendo lo stradone che conduce all’ingresso dell’ex Ilva. Per circa un chilometro il corteo, nonostante la pioggia battente, ha urlato cori e slogan contro il Governo e contro i veleni della fabbrica, ma una volta arrivati dinanzi ai cancelli dello stabilimento siderurgico le cose sono degenerate: prima il lancio di fumogeni all’interno del muro della fabbrica, poi il tentativo di scardinare i cancelli e infine gli scontri con le forze dell’ordine. Un momento di altissima tensione durante il quale non sono stati pochi i manifestanti che hanno espresso disappunto verso il gruppo che, con il volto coperto, ha dato il via al lancio di sassi e bottiglie. Alcuni hanno aggredito con cinte, bandiere e ombrelli anche i finanzieri che erano schierati dinanzi allo stabilimento.

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