A iniziare dal mancato sequestro della casa nella quale era avvenuta una sparatoria e dalle persone che quella notte si trovavano in quell’abitazione: Antonio e la moglie Maria Pezzillo, la fidanzata di Marco, Martina, il fratello della ragazza Federico e la sua fidanzata Viola Giorgini. Una vicina di casa ha raccontato che il sottufficiale da 20 anni parcheggiava la sua auto davanti al cancello, sul suo passo carrabile, ma che proprio quella sera l’auto non era lì e che non ha mai sentito la sua voce, pur riconoscendo quelle degli altri familiari. L’arma: se i legali sostengono che Ciontoli non era una persona esperta di armi, va ricordato che parliamo di un ex sottufficiale della Marina distaccato ai servizi segreti.

Anche le tracce di polvere da sparo aprono il campo a diverse interpretazioni. Perché se la difesa sostiene che in bagno c’erano solo Marco e Antonio, quelle tracce sono state trovate anche su altri componenti della famiglia. Molto clamore hanno suscitato le intercettazioni ambientali registrate in caserma il giorno dopo la tragedia e, in modo particolare, le parole della fidanzata di Marco che dice di essere stata nel bagno e di avere visto il padre che puntava la pistola verso Marco. Secondo i legali di Ciontoli, Martina stava solo rivivendo la scena che le era stata raccontata al padre, come se la potesse immaginare. E poi ci sono diversi dubbi sul fatto che nessuno dei componenti della famiglia si fosse reso conto di cosa stesse raccontando il padre, nel corso della telefonata ai soccorritori, quella in cui parla di una ferita causata da un pettine. Soccorritori che trovarono la ferita pulita e a cui non fu detta la verità neppure una volta giunti a casa Ciontoli.

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