Allora cerchiamo di mettere i fatti uno dietro l’altro. In primo grado Antonio Ciontoli era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario mentre il resto della famiglia a tre per omicidio colposo, condanna per loro confermata in appello. Il pg Vincenzo Saveriano aveva chiesto la condanna per tutti a 14 anni e avanzato la conferma dell’assoluzione di Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli. Nella sentenza di secondo grado, invece, i giudici hanno ritenuto l’omicidio di Marco colposo e non più volontario. Per l’accusa Marco Vannini si trovava in casa della fidanzata e si stava facendo un bagno nella vasca, quando entrò Ciontoli per prendere un’arma da una scarpiera. Partì un colpo che ferì gravemente il ragazzo. Di lì, secondo l’accusa, sarebbe partito un ritardo “consapevole” nei soccorsi. Marco fu lasciato agonizzante per tre ore. Secondo la Procura, con la complicità dell’intera famiglia del sottufficiale. In un primo momento Antonio Ciontoli dichiarò che la vittima era scivolata, poi che si era ferita con un pettine. Invece a colpirlo era stato un colpo di pistola che, entrato dal braccio, ha attraversato torace, polmone destro e cuore conficcandosi in una costola. Per tutto il processo la difesa ha fatto cadere ogni responsabilità su padre, sostenendo che in quelle ore nessuno si sarebbe reso conto della gravità della situazione. Di fatto le condizioni del giovane si sono aggravate, fino a provocarne la morte.

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Manduria, i funerali dell’uomo vittima della baby-gang. Il procuratore: “Se chi sapeva ci avesse avvisato, sarebbe vivo”

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