Gli autori suggeriscono un cambiamento nel modo di concepire la plastica: non un rifiuto da smaltire, ma una preziosa, seppure potenzialmente tossica, risorsa da riciclare con attenzione. Questo mutamento può ovviamente andare di pari passo con una riduzione drastica della plastica nelle nostre vite. Oltre ad un lavoro per eliminare la plastica inutile da casa – che secondo gli autori passa attraverso una sorta di “plasticanalisi”, ovvero chiedersi per ogni oggetto in plastica se sia di alta qualità, se se ne abbia davvero bisogno, se può essere dannoso per la salute – gli autori suggeriscono di porre attenzione, d’ora in poi, a ciò che entra in casa: in questo senso occorre leggere le etichette, acquistare il più possibile prodotti sfusi, comprare prodotti di qualità, oggetti di seconda mano, scegliere rivenditori anche on line con meno imballaggi, puntare su materiali alternativi: vetro, ceramica, ghisa, alluminio, stagno o latta, titanio, cotone biologico, lana, bambù, canapa, seta,cuoio, legno, sughero, gomma naturale, fibre vegetali, pelli di animali. La bioplastica, notano gli autori, non è una valida alternativa a meno che non sia compostabile.

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