“Il debito di certe aziende sanitarie pubbliche è diventato un grande affare per le case farmaceutiche”. Angelo De Zotti, presidente uscente del Tar della Lombardia, si è trovato a concludere la sua carriera da giudice con questa consapevolezza. “In un anno e mezzo – spiega – abbiamo smaltito 650 ricorsi riferiti a esecuzione di decreti ingiuntivi emessi a favore di industrie farmaceutiche e da queste ceduti a società di factoring che avevano come debitrici una quindicina di aziende sanitarie di Lazio, Puglia, Basilicata, Campania e Calabria”. Un “perfetto misfatto”, lo ha definito nella relazione per l’apertura dell’anno giudiziario.

Ci spieghi meglio.  
Si tratta di aziende sanitarie dissestate, a volte commissariate, incapaci di far fronte alla spesa di farmaci e che negli anni hanno accumulato debiti enormi, accollandoli alle generazioni future.

Perché?
Le industrie farmaceutiche per recuperare il credito lo vendono a un valore un po’ più basso a delle società di factoring, che si rivolgono al Tar per ottenere un decreto ingiuntivo. Il giudice quindi esegue il pignoramento delle somme oppure chiede all’amministrazione di pagare e se non paga nomina un commissario ad acta. Ma avendo gravi problemi di bilancio fanno fatica a risanare il debito e questo nel frattempo lievita. Le società di factoring infatti applicano sulle somme dovute e non pagate interessi di mora medi annui dell’8,5 per cento, fino al dieci.

Quanto ci perde la sanità pubblica? 
Abbiamo stimato un danno erariale di svariati milioni di euro ma la cifra precisa dobbiamo ancora calcolarla. Per capirci, se un’Asl ha acquistato il farmaco a 100, a causa del ritardo nel pagamento e delle spese della procedura esecutiva, verrà pagato 130 o 150.

Come se ne è accorto?
Per caso, giuro. E non ci potevo credere. Un giorno sulla mia scrivania è arrivata una lettera del presidente della Repubblica che conteneva il reclamo di un anziano debitore verso il ministero della Salute che chiedeva a Mattarella di intercedere presso il presidente del Tar di Milano perché il suo ricorso era fermo da anni. Era il 2016. Insieme a quello ne ho scoperti tantissimi altri, oltre 600, risalenti agli anni 2011, 2012, 2013 e 2014, sepolti sotto una montagna di altri ricorsi.

Perché tutti al Tar di Milano? 
Le aziende farmaceutiche hanno sede legale a Milano e le cause finivano tutte qui.

E perché tutto questo ritardo? 
Per insufficienza di personale il sistema si è ingolfato e le società di factoring ne hanno approfittato. Nella sede di Milano oggi mancano quattro magistrati: sono 17 anziché 21. Una situazione scandalosa. I cittadini se la giustizia non funziona si sentono sfiduciati e insicuri.

E adesso? 
Adesso nessuno può più lucrare. In tre mesi smaltiamo le cause grazie al processo amministrativo telematico, un grande successo. Ma questa catena speculativa va spezzata al più presto. Se posso dare un consiglio, chiederei al governo di fare una norma che vieti la possibilità di cedere a terzi i crediti verso le Asl per la loro riscossione. Dovranno essere direttamente le industrie farmaceutiche ad attivare le procedure.

Ma verranno presi dei provvedimenti? 
Passeremo le sentenze alla Corte dei conti. Secondo noi ci sono i presupposti per esercitare l’azione di danno erariale nei confronti delle amministrazioni, colpevoli anche del reato di malversazione del denaro pubblico. Intanto è stato fatto un passo in avanti.

Quale? 
Con una recente sentenza della Corte Costituzionale, passata purtroppo sotto silenzio, è stato dichiarato incostituzionale l’art. 1 comma 714 della legge di Stabilità 2016 che concedeva alle amministrazioni in rosso fino a 30 anni per i piani di riequilibrio finanziario scaricando gli oneri sulle generazioni future.

IL DISOBBEDIENTE

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