Addio gestione commissariale del debito di Roma. Il viceministro dell’economia, Laura Castelli, ha annunciato che nel 2021 scomparirà per sempre la struttura creata dal governo di Silvio Berlusconi per gestire i debiti accumulati dalla Capitale fino al 28 aprile 2008. Con lei però non svaniranno anche i 12 miliardi di debiti che verranno pagati in parte dalle casse pubbliche e, in parte dai romani, come ha spiegato il viceministro in una conferenza stampa in Campidoglio assieme al sindaco Virginia Raggi e all’assessore al bilancio Gianni Lemmetti.

Per la Castelli, la fine della gestione commissariale “è un’operazione win-win – per la quale – non pagheranno i cittadini italiani”. O meglio non pagheranno un euro in più rispetto ai debiti accumulati dalle giunte comunali di destra e di sinistra che si sono succedute in Campidoglio fino al 2008. Difficile però sostenere, come ha fatto il viceministro via Facebook, che “abbiamo risanato i buchi creati dai vecchi politici” perché il buco c’è e resta sempre al suo posto. E il debito non è stato rinegoziato come promesso dalla Raggi in campagna elettorale.

In compenso, come ha spiegato la Castelli in Campidoglio, la fine della gestione commissariale servirà ad evitare che “nel 2022 ci sia una crisi di liquidità fortissima che avrebbe soffocato la città”. Per scongiurare questo scenario, “con una norma inserita nel decreto crescita, lo Stato si farà carico di una parte dei debiti finanziari compensando con una riduzione minima del contributo statale destinato ogni anno al commissario, attualmente 300 milioni di euro a cui si sommano 200 milioni assicurati dal Comune” attraverso le tasse locali: addizionale Irpef e una sovrattassa sui turisti. In pratica, nel giro di tre anni, la gestione commissariale verrà smantellata e il debito residuo verrà fissato in via definitiva.

Sarà così delineato un piano di rientro con lo Stato e i romani che continueranno a pagare i debiti fino al 2048. Secondo le stime del Movimento 5Stelle, la fine della gestione straordinaria del debito dovrebbe però liberare 2,5 miliardi di risorse probabilmente anche per effetto delle rinegoziazioni dei debiti che farà lo Stato, principalmente con la Cassa Depositi e Prestiti. Se questo scenario sarà confermato, allora dal 2021 il Campidoglio potrebbe avere denaro in più da destinare al taglio dell’Irpef comunale e al pagamento del debito ordinario.

“I romani pagano l’Irpef più alta di Italia e inizieremo a ridurla. Si inverte la rotta”, ha promesso il sindaco Raggi che nel 2021 sarà nel pieno da campagna elettorale per il rinnovo dell’incarico in Campidoglio. Tuttavia sin d’ora è difficile immaginare che la sindaca possa mantenere la sua promessa visto che sui conti della Capitale pesano le dissestate partecipate come Ama e Atac e il nodo delle partite incrociate con le controllate con i conti che non tornano, oltre ai 900 milioni di debiti della gestione ordinaria.

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