“Via i rom, ridateci gli africani”. Cassonetti incendiati, insulti, gente in strada e i panini per gli ospiti buttati per terra. Torna alta la tensione nella periferia di Roma. E il rischio è che con il passare delle ore la situazione possa oltremodo degenerare. Dai 30 contestatori iniziali, sono salite a 300 le persone scese in strada nel quartiere Torre Maura, alla periferia est della Capitale, per protestare contro l’arrivo di circa 70 persone di etnia rom nel centro di accoglienza “Codirossoni”, sull’omonima strada. A quanto si è potuto apprendere, nei giorni scorsi i residenti delle “case” – come comunemente vengono chiamate le palazzine della zona – hanno notato un via vai di pullman e blindati dal centro. Alcuni di loro si sono informati con i dipendenti e i precedenti ospiti della struttura – che accoglieva rifugiati e richiedenti asilo – e hanno appreso dell’arrivo delle famiglie rom, prima ospitate da un centro di via Toraldo, nel vicino quartiere di Torre Angela.

Martedì pomeriggio, quindi, è esplosa la protesta. Prima una trentina di persone è scesa in strada a protestare, poi con l’arrivo dei “rinforzi” alcuni contestatori hanno bloccato il traffico spostando dei cassonetti dei rifiuti in mezzo alla strada e dandogli fuoco. A quel punto il gruppo si è ampliato a dismisura. Alcuni hanno gridato: “E gli date pure da mangiare? Dovete morire di fame!”. Altri: “Fate schifo, zozzoni!”.

Sul posto anche vari movimenti di estrema destra – sul territorio, fra i più poveri della città, sono molto presenti – fra cui anche CasaPound. “Ho iniziato a ricevere messaggi sul telefonino dal primo pomeriggio – spiega a IlFattoQuotidiano.it il segretario regionale, Mauro Antonini – appena abbiamo potuto siamo corsi a dare manforte a queste persone”. Il leader locale della tartaruga neofascista conferma anche come “il centro d’accoglienza era ben integrato con il quartiere, segno che il razzismo non c’entra nulla. I cittadini rivorrebbero i migranti africani. I rom invece proprio non li vogliono”.

Fonti del Campidoglio confermano che lo spostamento delle famiglie è stato necessario perché la struttura di Torre Angela era gestito con affidamento diretto e “costi esorbitanti”, mentre il centro di Torre Maura “ha vinto un bando europeo” ed assicurato “servizi migliori anche per la cittadinanza”. Giustificazioni che non sono servite a fermare la contestazione dei cittadini nei confronti della sindaca. “Raggi fogna de sta città”, ha intonato la folla riprendendo i classici cori delle curve da stadio.

Sebbene negli ultimi anni non siano mancate le proteste dei quartieri nei confronti di centri d’accoglienza e insediamenti vari, le modalità della protesta ricordano da vicino quelle verificatesi a Tor Sapienza nel novembre 2014, quando per una settimana i residenti delle case popolari misti a gruppi ultras e di estrema destra misero a ferro e fuoco il quartiere, anche se per fortuna ancora non siamo a quei livelli di gravità. La questura di Roma ha confermato di non aver effettuato fermi di polizia, nemmeno ai responsabili degli incendi dei cassonetti. Fonti Digos non escludono la presenza di “infiltrati” nella contestazione.

Articolo Precedente

Migranti, Alarm Phone: “Da ieri sera nessuna notizia da gommone con 50 persone a bordo”

next
Articolo Successivo

L’Aquila, in 10mila nelle new town. Quartieri dormitorio senza servizi e socialità, tra cedimenti e infiltrazioni

next