La situazione preoccupante in cui versa l’Italia all’inizio del 2019 non è molto differente da quella descritta nell’Annuario dei Dati ambientali 2018 diffuso dall’Ispra e realizzato nell’ambito del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa). L’istituto ha analizzato attraverso una serie di indicatori lo stato del paese per temi che vanno dal clima alla biodiversità, fino alla qualità delle acque e all’inquinamento atmosferico.

Per quanto riguarda le precipitazioni cumulate per l’anno meteorologico 2017 (che va da dicembre 2016 a novembre 2017) il dato principale è il calo rilevante di piogge rispetto alla media storica. Infatti, secondo i dati diffusi, le precipitazioni sono il 22 per cento inferiori alla media climatologia 1961-1990. (-20% al nord e al centro e circa -23% al sud e isole). Livelli negativi si sono registrati tutti i mesi, con un picco a ottobre (-79%) e agosto (-82%), seguiti da dicembre (-58%) e marzo (-56%). Anche tutti gli altri mesi, a esclusione di gennaio, settembre e novembre, registrano lo stesso andamento negativo. Le piogge sono state scarse in tutto l’anno, in particolare in primavera, quando hanno subito un calo del 48%, e in estate, con un picco negativo del 61%.

L’altra anomalia riguarda la temperatura media, che rispetto ai valori storici è salita di 1,30 gradi, più di quella globale sulla terraferma (+1,20 °C), rendendo il 2017 il quarto anno più caldo dal 1800. Ma è sempre al nord che questo cambiamento si è fatto più sentire, con una media di +1,56 °C, mentre più leggero è stato l’aumento al centro (+1,38°C) e al sud e isole (+1,08°C).

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