I tassi di natalità“. “I tassi di natalità”. “I tassi di natalità”. Ripetuto tre volte all’inizio del manifesto di 74 pagine intitolato “La grande sostituzione“, pubblicato sul web prima della strage. E’ questo il grande problema che Brenton Tarrant si proponeva di sottolineare con l’eccidio compiuto nelle due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda: il progetto di sostituzione etnica che sarebbe in corso in Europa ai danni della popolazione bianca e cristiana da parte dei migranti che arrivano dal Medio Oriente e dall’Africa. Che è una delle principali argomentazioni utilizzate dai movimenti e dai governi sovranisti dell’Unione europea per giustificare la chiusura delle frontiere e le politiche praticate per arginare i flussi migratori.

“Se c’è una cosa che io vorrei ricordaste dopo aver letto queste pagine – esordisce Tarrant, rivolgendosi ai lettori nell’introduzione del documento, preceduta da una poesia in cui il drammaturgo gallese Dylan Thomas invita alla “Rabbia, rabbia contro la morte della luce” – è che i tassi di natalità devono cambiare”. “Ogni giorno diventiamo sempre meno, invecchiamo, ci indeboliamo. Dobbiamo tornare su livelli riproduttivi ottimali, altrimenti ci ucciderà”. “Per mantenere in vita la popolazione, la gente deve mantenere il tasso di natalità a livelli riproduttivi ottimali. Nel mondo occidentale è equivalente a 2.06 nascite per ogni donna”, scrive Tarrant citando una pagina di Wikipedia. Invece in tutto il mondo “la gente bianca non riesce a riprodursi, non riesce a mettere su famiglia, non riesce a mettere al mondo bambini”.

Ma, è il cuore del ragionamento, nonostante questo “la popolazione nel mondo occidentale sta aumentando, e rapidamente. Com’è possibile?”. Tutto ciò è causato da “immigrazione di massa e degli alti tassi di natalità degli immigrati. Stiamo sperimentando una invasione mai vista prima nella Storia. Milioni di persone passano attraverso i nostri confini, legalmente. Invitati dagli Stati e dalle corporation a rimpiazzare la gente Bianca che non riesce a riprodursi e non è riuscita a produrre la forza lavoro a basso costo, la massa di consumatori e di contribuenti di cui gli Stati e le corporation hanno bisogno”. Tutto ciò, conclude il terrorista, “è sostituzione etnica, sostituzione culturale, sostituzione razziale”.

Argomenti e parole d’ordine utilizzate dai sovranisti del continente e anche da quelli di casa nostra. Il concetto di “sostituzione etnica” è abitualmente utilizzato dai leader europei che fanno del contrasto ai flussi migratori il punto di forza della propria offerta politica come il premier ungherese Viktor Orban, dai movimenti dell’estrema destra italiana come CasaPound e Forza Nuova, ma anche dai rappresentati della politica parlamentare come Giorgia Meloni (“In Italia c’è un disegno di sostituzione etnica – dichiarava in una delle molte occasioni in cui ha utilizzato questa espressione la leader di Fratelli d’Italia intervistata da SkyTg24 il 10 febbraio 2018 – di questo in campagna elettorale non si riesce a parlare e si preferisce parlare di fascismo”) e dal vicepremier e ministro dell’Interno della LegaMatteo Salvini.

@marco_pasciuti

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