“In Italia credevo di finire depressa e senza un soldo”. È il 2011 quando Sara Lucchetti, romana classe 1987, si sente stanca e senza aspettative: un controsenso, a 24 anni. La vita, certo, per lei, non scorre facile. “Venivo da una famiglia povera e con problemi di salute”, spiega. Nemmeno quella laurea triennale in mediazione linguistica e culturale, conquistata grazie a una borsa di studio, sembra aprirle sbocchi lavorativi promettenti. Sara infatti continua a barcamenarsi tra impieghi precari e sottopagati: pulizie in un bed and breakfast, cameriera, barista. Fino a che, nel 2011, a 24 anni, decide che non ne può più: vuole scoprire una vita nuova, via dall’Italia.

“Ho deciso di partire per più motivi: volevo parlare bene l’inglese perché, nonostante avessi studiato per anni, non avevo padronanza della lingua. E volevo cambiare la mia vita, scappare, diventare indipendente e fare esperienze diverse. Volevo andare il più lontano possibile. L’Australia nella mia testa era una terra selvaggia ed esotica, quindi l’ho scelta”. L’aspetto più difficile è stato dirlo a casa, in particolare al papà, malato. “Mio padre non voleva che me ne andassi. Mia mamma invece era felice per me mentre mio fratello maggiore era spaventato perché ero da sola. Secondo lui ero pazza ad andare in un posto così lontano e senza conoscere nessuno”.

Ho iniziato da posizioni umili ma una volta padroneggiata la lingua sono salita ruoli manageriali

All’inizio i piani sono chiari: Sara vuole rimanere solo sei mesi, lavorare, trovarsi un affitto che è in grado di pagare. I primi giorni dorme sul divano dell’amico di un amico che la ospita. “Avevo tremila euro da parte per avere le spalle coperte per un po’”. Ma dopo appena tre giorni a Melbourne Sara ha già un lavoro come bartender in un ristorante. Dopo una settimana trova un alloggio e tre settimane dopo decide: vuole rimanere a vivere lì. “Avevo chiesto al mio ex ragazzo, con cui stavo da due anni, di raggiungermi, ma lui non era interessato all’Australia. Quindi abbiamo deciso di lasciarci”.

Sara guarda con fiducia al futuro: il suo lavoro è ben pagato e ci sono reali possibilità di salire di grado. “Ho iniziato da posizioni umili ma una volta padroneggiata la lingua sono salita ruoli manageriali. Ho anche gestito una gelateria artigianale per i primi 5 mesi dall’apertura e adesso è una delle più famose a Melbourne. Poi ho trovato uno sponsor in un ristorante italiano che mi ha permesso di restare e ottenere la residenza”.

Il confronto con l’Italia, dal punto di vista dei guadagni, è impietoso. “Qui il costo della vita è più o meno lo stesso ma gli stipendi medi sono tre o quattro volte più alti, quindi riesci a vivere comodamente. E se vuoi, se dimostri di esserne in grado, puoi lavorare in qualsiasi settore”. E così è: è il 2017 quando Sara cambia nuovamente rotta e progetta un lavoro totalmente diverso. Merito di alcune amiche, che la spingono a provare una lezione di yoga con loro. Per lei, l’incontro con la disciplina è un colpo di fulmine. “Quando vidi che facevo progressi in fretta e mi faceva stare bene, diventò la mia ‘droga’. Da due volte a settimana iniziai a praticarlo 5 o 6 giorni a settimana. La mia insegnante continuava a dirmi quanto fossi portata e mi chiese se avessi mai pensato di fare un corso da insegnante. Lei mi spinse a rendermi conto che ero un talento naturale, e così iniziò il mio percorso formativo”.

La cosa peggiore è la distanza

Così, dopo 400 ore di corso tra Melbourne e Ubud, nella vicina Bali, Sara è diventata insegnante di yoga e oggi spiega le asana a grandi e piccini, come suo unico lavoro. “Finalmente non faccio più un lavoro che non mi gratifica spiritualmente, i soldi non contano nulla se non sei felice”. Non solo: ha trovato un nuovo ragazzo, che come lei ama l’Australia e lo yoga. E ad aprile potrà finalmente chiederà la cittadinanza. Ma non è tutto oro quel che luccica. “Mi mancano le nostre tradizioni a volte, mi manca la mia città, Roma, e soprattutto i miei amici e la famiglia. La cosa peggiore è la distanza: siamo talmente lontani che tutto sembra mancare ancora di più”. Come se non bastasse, gli australiani non sono dei campioni di accoglienza. “Onestamente, la nostra cultura è più ricca e accogliente. Gli italiani appena arrivano in Australia vorrebbero evitare gli altri italiani, poi finiscono per creare una comunità italiana anche qui. E io ho fatto esattamente così. Insomma, sul piano lavorativo l’Australia vince sull’Italia, ma per quanto riguarda i rapporti interpersonali l’Italia ha la meglio”. Anche se, per ora, lei non intende cambiare emisfero. “Ma mai dire mai. Se mi aprissi uno studio di yoga, in Italia ci tornerei”.

(Sara Lucchetti è tra gli italiani all’estero che compaiono nel documentario Italia addio, non tornerò)

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