Un terzo delle canzoni trasmesse dalle emittenti radiofoniche, nazionali e private, dovranno essere italiane, opere di autori e artisti italiani, incise e prodotte nella Penisola. È la nuova proposta di legge targata Lega, con primo firmatario Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, fino allo scorso anno direttore di Radio Padania. La richiesta di modifica dei palinsesti musicali arriva a quasi una settimana dalla finale del festival di Sanremo, una kermesse già da molti considerata “sovranista” per via degli ospiti saliti sul palco dell’Ariston, quasi solamente made in Italy.

“La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica – ha spiegato Morelli all’agenzia stampa AdnKronos  – Io preferisco aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare”. Una proposta di legge che, sottolinea, “mi auguro dia inizio a un confronto ampio sulla creatività italiana e soprattutto sui nostri giovani”.

Il provvedimento, che porta le firme anche dei deputati Elena Maccanti, Massimiliano Capitanio, Fabrizio Cecchetti, Giuseppe Donina, Ketty Fogliani, Antonietta Giacometti, Giovanni Battista Tombolato e Adolfo Zordan, dal titolo “disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”, non solo chiede di mandare in onda una canzone italiana ogni tre, ma propone anche una quota, “pari almeno al 10 per cento” della programmazione giornaliera “riservata alle produzioni degli artisti emergenti“. Il controllo, nel caso in cui il testo venisse approvato, sarà affidato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che “in aggiunta a quanto espressamente previsto dalla normativa vigente, a fronte della reiterata inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge, può in ultima distanza disporre la sospensione dell’attività radiofonica da un minimo di otto ad un massimo di trenta giorni”.

La proposta di legge richiama altri esempi europei, come la Francia, dove le quote sono già attive dal 1994. La “legge Toubon“, infatti, sull’uso e la promozione della lingua francese in tutti i contesti, obbliga le radio transalpine a trasmettere musica nazionale per una quota pari almeno al 40% della programmazione giornaliera.

A citare i dati italiani è lo stesso Morelli che, sempre parlando con l’AdnKronos, ha sottolineato come a oggi nelle dieci emittenti radiofoniche più ascoltate in Italia, la quota media di repertorio nostrano sia inferiore al 23 per cento. Alcuni casi, inoltre, sono menzionati come “limite”: in alcune emittenti la quota è uguale o inferiore al 10 per cento. “La musica non è solo un passatempo ma un racconto della nostra vita, della nostra cultura, dei momenti della vita, dei luoghi e dei sentimenti – ha chiosato Morelli – Promuovere la musica italiana significa sostenere l’industria della cultura del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano”. “Il punto è interrogarsi su che fine fa la musica italiana per 365 giorni all’anno, quando si chiude il sipario dell’Ariston”, ha concluso l’ex direttore di Radio Padania.

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