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Cantante 23enne viene aggredita davanti a casa ma è lei a chiedere scusa per aver causato problemi ad agenti e fan

Cose dall’altro mondo che accadono ancora nel 2019 in Giappone ad una delle più conosciute, celebri, e giovani celebrities, la 23enne Maho Yamaguchi, componente di punta dell’ “idol group girl” NGT48. Quello che è accaduto alla Yamaguchi amplifica semplicemente l’assurdità di un trattamento sessista delle donne che nel mondo occidentale risulterebbe da denuncia

di Davide Turrini

Cantante viene aggredita e minacciata davanti a casa, ma chiede scusa per aver causato problemi ai suoi agenti e per aver disturbato i fan. Cose dall’altro mondo che accadono ancora nel 2019 in Giappone ad una delle più conosciute, celebri, e giovani celebrities, la 23enne Maho Yamaguchi, componente di punta dell’ “idol group girl” NGT48. Intanto per capire di quale fenomeno socio-culturale stiamo parlando dobbiamo spiegare cosa significa essere “idol” in Giappone. Parliamo quindi di giovani stelline femmine, ma ultimamente anche maschi, create commercialmente ad hoc per essere ammirate sia come cantanti ma soprattutto per la loro dirittura morale dietro la facciata pubblica. In pratica le ragazze, secondo regole che mescolano showbiz e tradizione, sono soggette a regole imposte delle loro agenzie, soprattutto a livello sentimentale, tanto da dover risultare sempre single per offrire ai fan maschi di essere “romanticamente sempre disponibili”. Detto questo, quello che è accaduto alla Yamaguchi amplifica semplicemente l’assurdità di un trattamento sessista delle donne che nel mondo occidentale risulterebbe da denuncia.

Ebbene lo scorso 8 dicembre due uomini hanno aggredito la Yamaguchi mentre stava entrando nel suo appartamento. La ragazza ha raccontato l’episodio su Twitter in un video spiegando come i due l’abbiamo aggredita, sbattuta per terra sull’uscio di casa, stringendole una mano sulla bocca per non urlare. Questione di pochi secondi e qualcuno è uscito dall’ascensore nel corridoio del piano. In quel momento la ragazza ha provato a divincolarsi mentre i due fuggivano. Yamaguchi ha affermato di avere avuto paura di essere uccisa. La questione è finita su diverse testate online ed è rimbalzata sui social, tanto che hanno girato sul web ricostruzioni in 3D dell’aggressione e un hashtag #JusticeforMahonon. I due uomini fermati dalla polizia hanno poi sostenuto che “volevano solo parlare con lei” e sono stati successivamente rilasciati. Intanto nel video dove la cantante racconta della terribile vicenda emerge il particolare (poi confermato dalla stessa agenzia della ragazza, anche se l’atto non ha portato, dicono loro, a conseguenze “illegali”) che un membro dell’agenzia AKS a cui la Yamaguchi è legata per contratto avrebbe dato il suo indirizzo di casa ad uno dei due assalitori e che l’AKS non l’ha per nulla aiutata nel post aggressione. Qui però avviene il colpo di scena. Maho Yamguchi ai primi di gennaio appare ad un concerto e prima di iniziare lo show si inchina davanti al pubblico chiedendo scusa ai fan “per aver combinato guai”. Infine, secondo diversi organi di stampa giapponesi sono stati cancellati diversi concerti di NGT48 in cui la Yamaguchi doveva esibirsi.

Come segnala il Guardian, non è la prima volte che una giovane “idol” si scusa in pubblico per un comportamento non conforme alle regole contrattuali imposte. Nel 2013 Minami Minegishi, allora ventenne componente dell’idol group al femminile AKB48 si era rasata la testa a zero ed era apparsa piangente e chiedendo scusa in un video dopo aver infranto il divieto della sua agenzia di passare una notte con il suo fidanzato. Più di recente nel 2016 vittima dei divieti sessisti giapponesi è stata Becky, una delle stelle più popolari della tv e della pubblicità giapponese, letteralmente scomparsa da un giorno all’altro da tv e radio per un sms pubblicato dalle riviste di gossip in cui si paventava una relazione con il cantante 27enne Enon Kawatani della band Gesu no Kiwami Otome, all’epoca sposato. Quindici anni di brillante carriera vennero cancellati da un laconico comunicato dell’agenzia che gestiva l’immagine della ragazza all’improvviso risultata “depressa”. Un noto commentatore della cultura e del costume giapponese, Philip Brasor, dichiarò all’epoca che “anche la vita privata di queste star è totalmente proprietà delle agenzie che le hanno mediaticamente create”.

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